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domenica 14 dicembre 2014

La "normalità" è un letto di Procuste

"Essere normale è uno splendido ideale per i 'falliti', per tutti coloro che non hanno ancora trovato un adattamento. Ma per le persone che hanno molte più capacità della media [...] la restrizione al normale significa un letto di Procuste, un'insopportabile noia, una infernale sterilità e disperazione. Come conseguenza, molte persone divengono nevrotiche perché sono semplicemente 'normali' mentre altre divengono nevrotiche perché non possono divenire normali."
Carl Gustav Jung. "Problems of Modern Psychotherapy" (1929). In CW 16: The Practice of Psychotherapy. P. 161

sabato 29 novembre 2014

L'UOMO DIFFERENZIATO NON È ADEPTO

E' credibile oggi la trasmissione di una qualunque forma di iniziazione da parte di guru, o gruppi organizzati  ai propri adepti?
Questo tema già nello scorso secolo fu oggetto di discussione tra Renè Guènon, fautore del tentativo di ripristino  della catena iniziatica, e Julius Evola che riteneva vano ogni sforzo in tal senso. 

Sposando l'idea di Evola ritengo che la ricostruzione della catena iniziatica nell'attuale era della modernità positivista e illuministica sia impossibile. La catena si è spezzata e la fucina non ha la giusta temperatura per forgiarne una nuova. 

Né tanto meno il conformismo richiesto all'adepto, aspirante iniziato, è compatibile con la libertà del vero iniziato che nel positivismo dilagante non può che essere un "uomo differenziato".

L'uomo differenziato guarda alla qualità e non alla quantità,  egli rifugge dalla massa e dal conformarsi.  
Anche quando egli convive con la massa lo fa con finalità vere e diverse, lo fa per "cavalcare la tigre".

L’uomo differenziato,  diversamente dall'adepto, combatte contro il conformismo omologante, contro la mediocrità spirituale e morale. Mentre per l'adepto l'appartenenza è il fine, per l'uomo differenziato l'appartenenza è una gabbia che lo ostacola nel suo cammino verso la sua missione. 

L’uomo differenziato trova dentro di se la forza per stare "in piedi tra le rovine" della società moderna, non ha bisogno di  guru, di pastori di greggi; egli ha la forza di uscire dal gruppo e seguire la sua via interiore.. "in piedi" mentre gli altri giacciono.

L’uomo differenziato segue il suo cammino iniziatico anche da solo, è anticonformista e guerriero. Si muove nel mondo "cavalcando la tigre" per non essere sbranato da questa ma con il fine di aspettare che si stanchi e ucciderla al momento giusto. Lungo il suo cammino iniziatico l’uomo differenziato, si mette consapevolmente in gioco per ottenere il suo scopo che non è "mondano" , ma spirituale . 

Percorrendo la via iniziatica l’uomo differenziato conosce se stesso e lo spirito universale che in egli alberga.  Eroicamente egli si impegna  per costruire una realtà diversa anche nel mondo che solo in apparenza dietro al "velo di Maya"  appare esteriore e duale. 
All'adepto la presunta via iniziatica rimane nascosta poiché essa viene "ri-velata" da altri ; diversamente  l'uomo differenziato , invece, basandosi su quanto egli "s-vela" in se stesso porta la trasformazione iniziatica a compimento.  

Di Gandolfo Dominici

lunedì 25 agosto 2014

Realtà

author: Piranesi
"[...] Accettiamo facilmente la realtà, forse perchè intuiamo che nulla è reale.
[...] l'incensata città che avevo percorsa; sorta di parodia o d'inverso e anche tempio degli dei irrazionali che governano il mondo e dei quali nulla sappiamo, se non che non somigliano all'uomo. [...]"

Tratto da "L'immortale" di Jorge Luis Borges.

martedì 12 agosto 2014

Genesi del Desiderio

DESIRE by Dr. Adhiletchum. Surface Painting, Year: 2012

«La qualità perturbante dell’oggetto desiderato è data proprio dal fatto che non ci è possibile vederlo nella sua realtà obiettiva, perché il suo volto, come accade per i personaggi del sogno, è formato dalla sovrapposizione di nostre immagini interne, dalla condensazione di più volti. Un viso che, come tale, non riusciamo mai a focalizzare perfettamente, e che subisce continue metamorfosi a seconda dei nostri movimenti transferali. Ecco allora che l’amato o l’amata possono contemporaneamente apparirci ora come l’incarnazione di una promessa di appagamento ora come traditori delle nostre aspettative.»
 Aldo Carotenuto, “Riti e miti della seduzione”, Bompiani, 1994

sabato 2 agosto 2014

Ingratitudine

"Tale è la natura umana che al primo regalo che gli fate, si prosterna; al secondo, vi bacia la mano; al terzo, si inchina; al quarto, si contenta di un cenno del capo; al quinto, vi tratta con confidenza; al sesto, vi insulta; e al settimo, vi trascina in tribunale perché non gli avete dato abbastanza."
 Georges Gurdjieff 

giovedì 31 luglio 2014

Come muoiono le infanzie....


«È così che muoiono le infanzie, quando i ritorni non sono più possibili perché i ponti tagliati inclinano verso l’instancabile acqua le travi sconnesse nello spazio estraneo. Non c’è allora altro rimedio che quello del serpente: abbandonare la pelle nella quale non entriamo più, lasciarla a terra, tra i cespugli, e passare all’età successiva. La vita è breve, ma in essa entra più di quel che siamo in grado di vivere».

José Saramago, “Di questo mondo e degli altri”

mercoledì 16 luglio 2014

Rabbia e(') Vitalità

Dentro ogni grande dolore c'è un grande amore da cui deriva  la rabbia diretta verso la sopravvivenza e la vita....
"...è solo quando ci sentiamo traditi dalle persone che amiamo di più e di cui ci fidiamo in tutto e per tutto che il dolore per la loro perdita ci diventa così intollerabile che siamo costretti a trovare qualche modo per cancellarlo e far finta che non sia mai esistito..."  [Marcoli A. Il bambino arrabbiato, p.217]

lunedì 14 luglio 2014

Lavoro e Capitale nel XXI secolo

Se qualcuno avesse progettato un sistema del lavoro fatto su misura per salvaguardare il potere del capitale, non avrebbe potuto riuscirci meglio. 
I lavoratori veri, quelli produttivi, vengono spremuti e sfruttati implacabilmente. 
Gli altri si dividono tra un atterrito strato di disoccupati, disprezzato da tutti, e un più ampio strato di persone che in pratica vengono pagate per non fare nulla, e che ricoprono incarichi progettati per farle identificare con i punti di vista e le sensibilità della classe dirigente (manager, amministratori eccetera) – in particolare con le loro personificazioni economiche – ma che al tempo stesso covano un segreto rancore nei confronti di chiunque faccia un lavoro provvisto di un chiaro e innegabile valore sociale. 
Non è un sistema progettato in modo conscio: è emerso da quasi un secolo di tentativi empirici. 
Ma è anche l’unica spiegazione del perché, nonostante le nostre capacità tecnologiche, non lavoriamo tutti quanti solo tre o quattro ore al giorno.
David Graeber


giovedì 10 luglio 2014

Gli Erotes

Per gli antichi Greci l’amore (Eros / ἔρως) aveva 3 volti:

Anteros (Ἀντέρως): rappresenta l'amore corrisposto, la reciprocità, la relazione legittima.
Racconta la leggenda che un giorno Afrodite si lamentò con la Dea Temi del fatto che il piccolo Eros non crescesse,così la saggia Temi le rispose che Eros non sarebbe mai cresciuto finché non avesse avuto l’amore di un fratello. Afrodite si unì ad Ares e generò Anteros e da quel momento i due fratelli crebbero insieme,ma ogni qualvolta Anteros si allontanava da Eros, quest’ultimo ritornava fanciullo. Questo grazioso mito insegna che l’amore (Eros) per crescere ha bisogno di essere corrisposto (Anteros).

Pothos (Πόθος) è invece l'amore per qualcosa/qualcuno di irraggiungibile, perfetto, l'anelito e la spinta continua ed incessante verso ciò che non si raggiunge mai.
Pothos è il volto di una dimensione amorosa, nostalgica, irraggiungibile è quell'amore idealizzato che si esplica nel soffrire e nel cercare l’anima gemella.
Nota che con una 'a/α' al posto della 'o/ό' diventa "pathos/πάθος".

Himeros (Ἵμερος): è la passione del momento, il desiderio sessuale, fisico incontrollabile ed immediato che chiede di essere soddisfatto.

Anteros e Himeros vivono nel presente, mentre Pothos vive nel passato o nel futuro.

La rappresentazione separata di queste 3 dimensioni /personificazioni dell'Eros è una simbologia analogica della natura molteplice dell'amore umano che raramente riesce a manifestarsi contemporaneamente ed unitariamente.
Anteros e Himeros qualora siano assieme non rimangono uniti a lungo e si  separano quasi sempre all'arrivo di Pothos. 
Chi ci rassicura può non saperci emozionare e chi ci emoziona può non essere rassicurante, ecco perché spesso siamo attratti da persone diverse alla ricerca degli altri aspetti di Eros che ci completino. E' l'antica atavica distinzione tra puttane e spose, tra uomini seri e playboy da svago.
A complicare ulteriormente il tutto la mutevole compresenza di queste tre divinità in ognuno di noi.

mercoledì 9 luglio 2014

Ricetta per la grandezza


"Tener duro quando si perde, combattere con l'amarezza della sconfitta e la debolezza del dolore, vincere l'ira, sorridere quando si vorrebbe piangere, resistere ai malvagi e bassi istinti, odiare l'odio e amare l'amore, andare avanti quando si preferirebbe morire, inseguire pur sempre la gloria e il sogno, credere con indefettibile fede un qualcosa che dovrà accadere; ecco quel che qualsiasi uomo può fare. E con questo essere grande."

Zane Grey

martedì 8 luglio 2014

Ombre

"Noi, forse, non conosciamo la felicità che dalla sua ombra sul muro del destino."
Henri de Régnier, Lui o Le donne e l'amore

domenica 6 luglio 2014

Leggerezza


“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore.”
- Italo Calvino, Lezioni americane
- Foto di Elliott Erwitt

Come in alto, così in basso

“Tra gli aforismi che riassumevano il contenuto di numerosi simboli, ve n’era uno di particolare importanza: Come in alto, così in basso, parole della ‘Tavola Smeraldina’ di Ermete Trismegisto. […] Lo stesso significato era contenuto nell’analogia stabilita tra il microcosmo, l’uomo, e il macrocosmo, l’universo. Le leggi fondamentali delle triadi e delle ottave penetrano tutte le cose e debbono essere studiate simultaneamente nell’uomo e nell’universo”
(da Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto, pag. 311).

io che volevo solo te

Quando poi raccontiamo è il riscontro amato di ciò che si è fatto 
l'avvenimento di due corpi che si specchiano nel nudo rivivere le scene di mosse 
ancora insapute e capirle sempre di più, poi i ritorni al singolare, in cui la mente ti 
viene a prendere con le insane gelosie che poi allontani perchè l'amore maturo non 
opprime, e lasciarti libera, ma quanti harem mi ero costruito per divagare, 
io che volevo solo te.

1993 - pensieri - Francesco Di Franco
Quadro di Dario Ortiz Rubledo

lunedì 16 giugno 2014

La razza spirituale

Una sintesi tratta dal più controverso libro di Julius Evola "Sintesi di dottrina della razza" per le cui idee fu ingiustamente arrestato per apologia del fascismo, accusa dalla quale fu assolto con formula piena nel 1951.
Il "razzismo" di Evola nulla ha a che vedere con le teorie genetiste e materialiste del Lombroso prima e del nazismo poi.
Quello di Evola è il razzismo dello spirito, delle differenze innate di ordine superiore (come in Jung) e della responsabilità personale contro il modernismo positivista dell'illuminismo che in nome di una presunta eguaglianza cancella le differenze rendendo l'uomo un numero le cui azioni sono determinate dal contesto esterno anziché dalle virtù interne.
La seguente sintesi illustra brevemente il concetto di razza dello spirito come caratteristica e responsabilità che con forza dirompente si scaglia contro i dogmi della modernità.


Le condizioni esterne possono, sì, propiziare o ostacolare lo sviluppo delle disposizioni innate, ma nessuna forza dell'ambiente, nessuna forza agente dall'esterno, sia essa di natura materiale o morale, è capace di trasformare la più intima essenza dell'uomo. 
Il caso estremo è quello in cui le condizioni esterne vadano a determinare una differente forma di apparire di un dato tipo: forma che però scompare quando le condizioni normali siano ripristinate.  Ma se cosi stanno le cose, il valore di ciascuno, sia nel bene che nel male, lungi dall'esser l'effetto di un ambiente buono o cattivo, procede da qualità ereditate correlative ad un dato sangue e ad una data razza e poi, più in particolare, alle specificazioni che l'uno e l'altra subiscono nelle diramazioni che conducono fino al singolo. Le conseguenze di tale nuovo punto di viste nel campo pedagogico, sociale e anche giuridico sono cosi palesi, che qui è inutile sottolinearle. 
E questa è la via che, se intelligentemente seguita, può condurre ad un pieno superamento di molti miti ancora vigenti e a molte utopie della mentalità democratica, con conferma dei valori della personalità; questi valori, infatti, svaporano dovunque non si possa parlare di una responsabilità, di una natura propria, di un interno destino. 
Abbiamo detto «se intelligentemente seguita», poiché anche qui l'esperienza ci mostra che i razzisti, quando mancano di adeguati principii d'ordine tradizionale, possono finire in svolte pericolose. Tale è il caso quando, per via di una assunzione scientista delle leggi dell'eredità e di una interpretazione quanto mai unilaterale e materialistica dell'eredità stessa, all'azione meccanica dell'ambiente si va a sostituire il fatalismo dell'eredità, le "vittime dell'ambiente" facendo posto alle vittime o ai gratuiti eredi di determinismi atavici retrocedenti nell'oscurità dei tempi.

 Razzista, a suo modo, a questa stregua, sarebbe stato già l'ebreo Lombroso, con la sua nota teoria del delinquente nato irresponsabile perché esemplare superstite di una razza o tipo biologicamente ben definibile atavicamente spinto ad azioni criminali. [...]
Qui ci limitiamo a dire che il concetto di eredità è sì naturalmente inseparabile da quello di razza e che la concezione moderna delle qualità razziali non è, come nella vecchia antropologia, quella di caratteristiche astratte tipiche per un dato gruppo numerico di individui, ma quella di caratteristiche ereditarie; purtuttavia razza ed eredità non sono da concepirsi come determinismi naturalistici, ma — essenzialmente — come forze, come potenzialità, come energie formatrici dall'interno e, in una certa misura, perfino dall'alto.
Julius Evola "Sintesi della Dottrina della Razza" - 1978 (I ed. 1941) - AR, pp. 24-25

mercoledì 12 febbraio 2014

La confutazione dell'idealismo di G.E. Moore- 1903


Quale motivo abbiamo per supporre che esista qualcosa ‹in corrispondenza› alle nostre sensazioni? 
Ovvero: qual motivo abbiamo per supporre che le cose materiali ‹non› esistano dato che la ‹loro› esistenza ha la stessa evidenza delle nostre sensazioni? 
‹Può darsi› che non sia vero che esistano tutte e due; ma se è una ragione per mettere in dubbio l’esistenza della materia il fatto che essa sia un aspetto inseparabile della nostra esperienza, lo stesso ragionamento servirà a provare con certezza che nemmeno la nostra esperienza esiste, dato che quella deve a sua volta essere un aspetto inseparabile della nostra esperienza di ‹essa›. 
La sola alternativa ‹ragionevole› all’ammissione che la materia esista ‹al pari› dello spirito è l’assoluto scetticismo, cioè che è tanto probabile quanto no che ‹nulla› affatto esista. 
Tutte le altre supposizioni – quella degli agnostici, che in ogni caso qualche cosa esista, come quella degli idealisti, che esista solo lo spirito – sono, se non abbiamo motivo per credere alla materia, altrettanto infondate quanto le più grossolane superstizioni.
 THE REFUTATION OF IDEALISM - G. E. Moore -1903 - http://www.ditext.com/moore/refute.html

lunedì 6 gennaio 2014

Qualcuno deve gridare che costruiremo le Piramidi!


Nostalghia di Tarkovskij

"Quale antenato parla in me?  
Io non posso vivere contemporaneamente nella mia testa e nel mio corpo. Per questo non riesco ad essere una sola persona. Sono capace di sentirmi un’infinità di cose contemporaneamente. Il male vero del nostro tempo è che non ci sono più i grandi Maestri.  
La strada del nostro cuore è coperta d’ombra; bisogna ascoltare le voci che sembrano inutili; bisogna che dai cervelli occupati dalle lunghe tubature delle fogne e dai muri delle scuole, dagli asfalti e dalle pratiche assistenziali, entri il ronzio degli insetti. Bisogna riempire gli orecchi e gli occhi di tutti noi, di cose che siano all’inizio di un grande sogno. 
Qualcuno deve gridare che costruiremo le Piramidi. 
Non importa se poi non le costruiremo. Bisogna alimentare il desiderio. Dobbiamo tirare l’Anima da tutte le parti come se fosse un lenzuolo dilatabile all'infinito. 
Se volete che il mondo vada avanti dobbiamo tenerci per mano.  
Ci dobbiamo mescolare i cosiddetti sani e i cosiddetti ammalati. 
Ehi, voi sani, che cosa significa la vostra salute? 
Tutti gli occhi dell’umanità stanno guardando il burrone dove stiamo tutti precipitando.  
La Libertà non ci serve se voi non avete il coraggio di guardarci in faccia, di mangiare con noi, di bere con noi, di dormire con noi. Sono proprio i cosiddetti sani che hanno portato il mondo sull'orlo della catastrofe.  
Uomo ascolta in te ACQUA, FUOCO e poi la cenere, le ossa dentro la cenere... Le ossa e la cenere"

Storia della Morte nei Tarocchi

Storia della Morte dei Tarocchi (Tarocchi Raide-Waite)


Il Matto, avendo lasciato l'albero a cui era appeso, si muove con cautela in un maggese. L'aria è fredda gli alberi spogli. Sa di avere iniziato il suo viaggio spirituale con serietà, ma si sente stranamente vuoto e triste, come se avesse perso qualcosa. 

Davanti a se scorge, sorgere con il sole, uno scheletro in armatura nera che cavalca un cavallo bianco. Lo riconosce come la Morte. 

Quando questa si ferma dinanzi a lui, egli domanda umilmente: 
"Sono morto?" 
E lo scheletro risponde 
"Si in un certo senso. Tu hai sacrificato il tuo vecchio mondo, il tuo vecchio te stesso. Entrambi sono morti."

Il Matto non riesce a trattenere il pianto 
"Perdonami" 
dice imbarazzato dalle sue lacrime. 

"Non c'è nulla da perdonare." 
Risponde la Morte 
"La tristezza è naturale e devi affrontare la tua perdita prima di potere accettare qualcosa di nuovo. Mettiti in testa, comunque, che le foglie vecchie devono seccarsi e volare via dai rami dell'albero, lasciandolo spoglio, prima che possano apparire nuove foglie verdi".

Non appena la Morte cavalca via, il Matto vede la verità nelle sue parole. Anche lui si sente come uno scheletro, spoglio di tutto. 
Questo, ora comprende, è come ogni grande trasformazione ha inizio, rimuovendo tutto fino all'osso così che qualcosa di nuovo possa crescere.