Ciò che spinge il ricercatore di conoscenza e gli impedisce di mettere fine al suo tormento è l'ebbrezza che deriva dal senso di meraviglia che accompagna ogni sua scoperta.
"... gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia ..." [Aristotele, Metafisica)La meraviglia è un temporaneo stato di piacere, di stupore, di estasi che deriva dall'avere svelato un mistero (sia esso la conoscenza di una persona, una conoscenza scientifica, un'opera d'arte, etc.). La sete di meraviglia crea il "dubbio" che è desiderio per nuova "meraviglia". La meraviglia agisce dunque come una potente droga che crea assuefazione nell'anima del ricercatore. Come dice Hillman:
"Fare anima comporta la distruzione di anima" [Hillman, II mito dell'analisi, Milano, Adelphi, 1979, p. 50].La meraviglia è una droga che distrugge inebria e crea nuove prospettive che brucia e rinasce come la Fenice.E' dunque la meraviglia la radice della conoscenza, e la droga che spinge a cercarne sempre di nuova senza mai "accontentarsi".
G.D.