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domenica 19 febbraio 2012

La gnosi del labirinto

"Ciò che è fuori di te è una proiezione di ciò che è dentro di te, e ciò che è dentro di te è una proiezione del mondo esterno. Perciò spesso, quando ti addentri nel labirinto che sta fuori di te, finisci col penetrare anche nel tuo labirinto interiore. E in molti casi è un'esperienza pericolosa".

Haruki Murakami - "Kafka sulla spiaggia"

Fuzzy Logic... La logica della scienza del dubbio


La logica fuzzy (o sfocata) deriva dagli studi di Lofti Zahed (1965) ed è stata oggetto di un accurato lavoro di modellizzazione da parte Bart Kosko (1993, 2000).
La logica fuzzy mette in discussione e modifica il concetto di logica binaria o più comunemente logica, secondo il quale i predicati possono assumere solamente due stati vero e falso. Questa logica è alla base del funzionamento dei calcolatori ma chiunque può valutare quanto possa essere imprecisa e non aderente alla realtà che vanta molteplici sfaccettature non considerate o meglio approssimate con questa lettura. Nel mondo reale tutto è questione di misura, non esiste solo il bianco o il nero, ci sono anche le sfumature. La scienza invece tratta questi chiaroscuri come se fossero bianchi o neri. La dottrina fuzzy ha in certa misura origini filosofiche e forse è per questo motivo che è maggiormente sviluppata ed utilizzata in giappone che nel mondo occidentale.
Il ragionamento fuzzy ha a che fare con l’approssimazione e non è fisso e preciso, includendo concetti come quello di “verità parziale” in cui il “valore” della verità è inscritto in un intervallo che va dal “completamente vero”al “completamente falso”. 
La logica fuzzy, inoltre, è particolarmente utile a cogliere la realtà multi-livello delle interazioni dei sistemi sociali, perché sostituisce anche il concetto di “appartenenza” di un elemento ad un insieme con quello di “grado di appartenenza”, in cui un elemento può appartenere o non appartenere ad un insieme con diversi livelli di “sfumatura”. Ciò costituisce una rivoluzione concettuale in forte contrasto con la logica convenzionale, dove tutto è binario: si o no, vero o falso, bianco o nero; nella logica fuzzy tutto è invece grigio, con varie tonalità. 
Tutto intorno a noi è in mutamento, le cose cambiano la loro identità cambia. L'universo si sviluppa come un fiume che scorre. Possiamo identificare ogni cosa con un'etichetta il più precisa possibile, malgrado i nostri sforzi queste diverranno imprecise mentre le cose cambiano. Si pensi all'ornitorinco e a come abbia creato un paradosso per gli etologi non trovando alcuna classificazione esatta tra quelle fino ad allora conosciute (è un mammifero? un uccello? un oviparo?...).
La "precisione" scientifica non è altro in realtà che una approssimazione di quei contorni sfumati delle cose che non possono essere spiegati dai ì predicati della logica classica. Dunque, la scienza ha contribuito a creare un mondo apparentemente  preciso e regolato, ma che in realtà è una mera costruzione mentale che per "semplificare" ha approssimato o trascurato alcuni concetti.
L'errata convinzione che le cose possano essere solo "zero" o "uno" muove fin dall'antichità, dalla logica binaria di Aristotele che si riduce ad asserire A o Non-A. 
Heisenberg dimostrò come non tutti gli enunciati della fisica siano necessariamente veri o falsi. Bertrand Russell scopri il paradosso del mentitore di creta: Un cretese afferma che tutti i cretesi mentono, egli mente? Solo con la logica fuzzy si può uscire dal paradosso. 
Anche Einstein aveva tratto le sue considerazioni sul chiaroscuro della logica fuzzy:
"Nella misura in cui le leggi della matematica si riferiscono alla realtà non sono certe. E nella misura in cui sono certe, non si riferiscono alla realtà".
Bart Kosko chiamò tutto questo "il problema della non-corrispondenza": il problema è in chiaroscuro ma la scienza contempla solo il bianco o il nero assoluti. Essa si esprime in termini di zero o uno ma la verità sta nel mezzo.
La scienza descrive il mondo attraverso degli enunciati che non sono totalmente veri o totalmente falsi, non sono bivalenti ma polivalenti, la loro verità è nella via di mezzo, nel chiaroscuro "sfuocato" o fuzzy. Le convinzioni scientifiche possono essere fatte crollare da una nuova esperienza, una nuova misurazione, un nuovo punto di vista.
Le leggi della scienza non sono dunque "leggi assolute" o meglio, non lo sono nell'accezione di leggi logiche come 1+1=2. Queste leggi fissano semplicemente le osservazioni eseguite in tempi vicini nell'angolo di universo a noi conosciuto. 
Le leggi della scienza sono "leggi del dubbio". 

di Gandolfo Dominici

Riferimenti:

  • Kosko, B. (1993). Fuzzy thinking: the new science of fuzzy logic. Hyperion
  • Kosko B. (2000). Heaven in a Chip: Fuzzy Visions of Society and Science in the Digital Age. Three Rivers Press.
  • Licata I. (2008). La logica aperta della mente. Codice Edizioni.
  • Zadeh, L. (1965). “Fuzzy sets”. Information and Control, 8: 338–353.
  • http://www.ce.unipr.it/people/bianchi/Research/ProgettoFuzzy/home.html

Lo specchio rotto della verità

"La verità era uno specchio che cadendo si ruppe.
Ciascuno ne prese un pezzo
e vedendo riflessa in esso la propria immagine
credette di possedere l’intera verità."


(Jalal al-Din Rumi)

Il poligono dell'intelletto

“…L’intelletto, dunque, che non è la verità, non comprende mai la verità in modo così preciso da non poterla comprendere (poi ancora) più precisamente, all’infinito, perché sta alla verità come il poligono sta al cerchio. Quanti più angoli avrà il poligono inscritto, tanto più sarà simile al cerchio; tuttavia non sarà mai uguale ad esso, anche se avremo moltiplicato i suoi angoli all’infinito, a meno che non si risolva con l’identità con il circolo.”
 Nicola Cusano – La dotta ignoranza, I-IV

INVISIBILE

La stragrande maggioranza del mondo ci risulta invisibile, a prescindere dalla brillantezza delle nostre luci; le nostre orecchie non percepiscono più di una frazione dei suoni che esso produce, né riusciamo ad avvertirne, con le nostre dita, il tessuto sottile. Anche con tutti gli strumenti di cui disponiamo, lunghi tubi piazzati sulle montagne, e un telescopio Hubble nello spazio, siamo ciechi alla miriade di complesse energie che ruotano, vibrano e pulsano intorno a noi giorno e notte, anno dopo anno, millennio dopo millennio. 
 Il comportamento più adeguato per un essere umano è quello di sentirsi fortunato di essere vivo, umile di fronte all'immensità del tutto.
Magari facendosi una birra. Rilassatevi e siate i benvenuti sulla terra.All'inizio le cose possono sembrarvi un po' confuse.E' per questo che dovrete tornare più e più volte, per imparare a divertirvi veramente.Il cielo non sta cadendo.

Kary Mullis

sabato 18 febbraio 2012

Salvador Allende: "Perchè non sono più massone"

Come per Mazzini personaggi come Allende sono spesso osannati dalle massonerie... sono "perle del passato" che generano ammirazione nei piccolo borghesi massoni che pensano di potere entrare in contatto e diventare come loro grazie all'appartenenza alla massoneria. I massoni dimenticano però che molti di questi illustri personaggi hanno lasciato la massoneria perchè profondamente delusi.  Ai massoni (e soprattutto ai loro gran maestri)  fa comodo pensare che grandi personaggi siano loro "fratelli" e fa comodo ignorare che molti di questi abbiano lasciato delusi la massoneria. Come dire: ognuno vede solo quello che vuole vedere!
Mazzini fu iniziato in carcere e lasciò ben presto la massoneria perchè deluso dalla sua inattività per la causa Repubblicana.
Allende lasciò la massoneria con le motivazioni del discorso qui sotto riportato.
Allende, che come suo nonno era stato due volte Gran Maestro Serenissimo della Loggia Nazionale. Ecco il discorso del 2 giugno 1965 con cui Allende lascia la massoneria (vi ritornerà in seguito ma le sue perplessità rimangono e sono attualissime):

"Spero che l’ultimo contatto con la confraternita sia di qualche utilita’.
Come massone attivo ho sempre cercato di pensare ad alta voce allo scopo di chiarire i concetti ed evitare i dubbi di chi si avvicina alla massoneria attratto dai suoi principi morali. Dal punto di vista squisitamente teorico, la massoneria è una istituzione perfetta.
Ma questo mondo ideale puo’ aiutare l’uomo reale, l’uomo comune che affronta gli imperativi della vita quotidiana?
I massoni proclamano uguaglianza, liberta’ e fraternita’ come somma sintesi della convinzione collettiva. Possiamo, con onesta’ intellettuale, immaginare che la composizione delle nostre logge rifletta la societa’ cilena dei nostri giorni?
La mia risposta è negativa.
Nella massoneria si combinano solo elementi della borghesia o di chi aspira ad essere borghese. E’ una constatazione.
Possiamo restare indifferenti davanti alla mancata rappresentanza della classe operaia?
Si tratta forse di un fenomeno accidentale?
Non lo è.
L’assenza di elementi estranei alla borghesia resta radicale, e la situazione tende ad aggravarsi.
Accogliamo nelle logge, in forma continuativa, giovani studenti ed intellettuali in marcia verso il futuro?
Ho l’ impressione che le risposte siano ancora negative.
Possiamo emarginare le aspirazioni di queste folle?
No, e per una ragione semplice. La scienza apre prospettive avanzate e continua ad aprirle: siamo in grado di dar vita a sistemi che proteggono ed incentivano l’umanismo.
La liberta’ di oggi non puo’ essere la liberta’ spirituale e personale di ieri. Ieri, la gente privilegiata da censo, sensibilita’ e cultura, si limitava a difendere l’egemonia della propria coscienza mentre le masse languivano ai margini dei propositi eccellenti. A mio parere l’impegno massonico di oggi deve essere una missione aperta ed eccelsa: senza annunci teorici. Ha l’obbligo di coinvolgere i propri affiliati nell’impegno pratico di una uguaglianza e fraternita’  che portino sollievo ad una societa’ sfinita da troppi poteri, con salari insufficienti, mancanza di case, lavoro che contempla la speculazione  implicando pericoli ed infermita’.
Bisogna che la massoneria si impegni contro le oligarchie, il feudalismo agrario, la concentrazione dei monopoli con regole antiumane ed antisociali.
E’ indispensabile che tutti abbiano la possibilita’ di avere accesso alla intera cultura . Viviamo in un sistema che non integra uomini liberi e di buoni costumi, ma costringe ad alienazione, frustrazione e miserie gran parte della gente.
Puo’ la massoneria chiudersi nelle sue logge e non cambiare in questo senso il mondo?
In quanto  politico militante ho due scelte: adattarmi alla meschinita’ e tacere, oppure disconoscere il mio impegno in questa massoneria.
Non sono il tipo che tace e vi propongo con franchezza il messaggio col quale comunico ufficialmente le dimissioni.
Vorrei che le parole venissero accolte nella giusta dimensione e possano servire come incentivo per legittimare l’inquietudine di tanti fratelli."

giovedì 16 febbraio 2012

Chi sono Io? Gli Insegnamenti di Bhagavan Sri Ramana Maharshi


Così come tutti gli esseri viventi desiderano essere sempre felici, senza dolori, così avviene per chiunque osservi il su-premo amore per il Sè, e poiché solo la felicità è la causa dell'amore, per ottenere questa felicità, che è la propria natura,e che si sperimenta nello stato di sonno profondo, dove non c'è la mente, bisogna conoscere se stessi. Per fare questo -il cammino della Conoscenza - il mezzo principale è il chiedersi "Chi sono Io?"

Chi sono Io ? 

  • Io non sono il corpo materiale, che è composto dai sette umori (dhatus);
  • Io non sono i cinque organi di senso, ossia il senso dell'ascolto, del gusto, dell'olfatto, del tatto e della vista, che com-prendono i loro relativi oggetti, il suono, il sapore, l'odore, il tatto ed il vedere;
  • Io non sono i cinque organi conoscitivi, ossia gli organi del parlare, del movimento, del tocco, di escrezione e di procrea-zione, che hanno come loro rispettive funzioni il parlare, il muoversi, il toccare, il secernere ed il godere;
  • Io non sono i cinque soffi vitali, prana ecc., che comprendono le cinque rispettive funzioni dell'inspirare ecc.;
  • Io non sono neanche la mente che pensa;Così come non sono il ricordo, che riguarda solo le impressioni residue degli oggetti e nel quale non vi sono né oggettiné funzioni
Se io non sono nessuno di questi, chi sono? 
Dopo aver negato tutte queste cose come "né questo", "né quello", rimane solo la Consapevolezza - quella io sono.
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Qual'è la natura della Coscienza? 
La natura della Coscienza è esistenza-coscienza-beatitudine.

Quando raggiungeremo la realizzazione del Sé? 
Quando il mondo, che è l'oggetto del percepire, sarà rimosso, ci sarà la realizzazione del Sé, che è il percipiente.

Non ci sarà realizzazione del Sé finché ci sarà il mondo (percepito come reale)? 
Non ci sarà.

Perché?
Il percipiente e l'oggetto percepito sono come la corda ed il serpente. Come non si riconosce la corda, che è il substrato,fin quando non scompare l'illusoria percezione del serpente, così la realizzazione del Sé, che è il substrato, non saràraggiunta finché non si rimuoverà la convinzione della realtà del mondo.

Quando sarà rimosso il mondo, che è l'oggetto percepito? 
Quando la mente, che è la causa di tutte le nozioni e di tutte le azioni, sarà placata, il mondo scomparirà.


Qual è la natura della mente? 
Ciò che è chiamato "mente" è un meraviglioso potere che risiede nel Sé. Essa provoca l'apparire di tutti i pensieri. Elimi-nati i pensieri scompare anche la mente. Quindi il pensiero è la natura della mente. Eliminati i pensieri non c'è un'entitàseparata chiamata mondo. Nel sonno profondo non ci sono pensieri, e non c'è mondo. Nello stato di sogno ci sono pen-sieri e c'è anche un mondo. Proprio come un ragno emette il filo (della ragnatela) fuori di sé e poi lo ritira in sé, così lamente proietta il mondo fuori di sé e poi lo riporta in sé. Quando la mente esce dal Sè il mondo appare. Quindi, finché ilmondo appare (essere reale), il Sè non appare, e quando il Sé appare (rifulge), il mondo scompare. Quando una perso-na si interroga costantemente sulla natura della mente, la mente se ne va, lasciando il Sé. Ciò che viene chiamato "Sé" èl'Atman. La mente esiste sempre solamente in quanto legata a qualcosa di materiale; Non può esistere da sola. Questamente viene chiamata "corpo sottile", o anima (jiva).

Qual è la strada da seguire per comprendere la natura della mente? 
Ciò che appare quale "io" in questo corpo è la mente. Se qualcuno si chiedesse dove, nel corpo, risieda il senso dell'"io", scoprirebbe che esso risiede nel cuore. Questo è il posto nel quale ha origine la mente. Anche se uno pensa co-stantemente "io", "io", egli viene condotto in quel posto. Di tutti i pensieri che appaiono nella mente, quello dell'"io" è ilprimo. E' solo successivamente a questo pensiero che tutti gli altri si manifestano. E' dopo che è apparso il primo pro-nome personale che possono apparire il secondo ed il terzo; senza il primo pronome personale non ci sarebbero né ilsecondo né il terzo.

Come si può placare la mente? 
Chiedendosi: "Chi sono io?". Il chiedersi "Chi sono io" distrugge tutti gli altri pensieri, e come il bastoncino usato per ac-cendere la pira, esso stesso alla fine scomparirà. In quel momento si avrà l'Autorealizzazione.
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Cosa significa concentrarsi costantemente sul pensiero "Chi sono io?" 
Quando appaiono gli altri pensieri, non bisognerebbe dargli attenzione, ma chiedersi: "A chi appaiono?". La risposta cheemergerà sarà: "a me". Conseguentemente se ci si chiede "Chi sono io?", la mente risale alla sua sorgente; ed il pensie-ro che era sorto diverrà quiescente. Con questo esercizio la mente svilupperà la capacità di rimanere in se stessa.Quando la mente, che è sottile, si proietta tramite il cervello e gli organi di senso, appaiono i nomi e le forme materiali;quando invece rimane nel cuore, nomi e forme scompaiono. Non proiettandola, ma ritenendola nel Cuore si ha ciò cheviene chiamata "consapevolezza interiore" (antar-mukha). Proiettando la mente fuori dal Cuore si ha invece ciò che viendetta "consapevolezza esteriore" (bahir-mukha). In tal modo, quando la mente sta nel Cuore, l'"io", che è l'origine di tutti ipensieri, scompare, ed il Sé, eterno, si manifesta. Qualunque azione si compia, bisognerebbe farla senza il sensodell'"io". Se si agisce in questo modo tutto apparirà come la natura di Shiva (Dio).

Ci sono altri metodi per spegnere la mente? 
Non ci sono altri metodi adeguati oltre l'autosservazione. Benché anche con altri metodi possa sembrare di aver placatola mente, essa poi risorgerà. Anche attraverso il controllo del respiro la mente si tranquillizza, ma rimane tale solo finchéil respiro rimane controllato, e, non appena termina tale controllo, anche la mente si rimette in moto spinta dalle impres-sioni residue. L'origine è la stessa sia per il respiro che per la mente. Il pensiero, in verità, è la natura della mente. Il con-cetto di "io" è il primo pensiero della mente, e questa è l'egoità. E' da ciò da cui nasce l'egoità che origina anche il respi-ro. Quindi, quando la mente diventa tranquilla, anche il respiro diventa controllato, e quando il respiro viene controllato lamente si placa. Ma nel sonno profondo, benché la mente si fermi, il respiro non cessa. Questa è la volontà di Dio, affin-ché il corpo sia preservato e gli altri non credano che si sia morti. Nello stato di veglia e nel samadhi, quando la mentediventa tranquilla anche il respiro diviene regolare. Il respiro è la forma concreta della mente. Fino all'ora della morte lamente mantiene il respiro nel corpo, e quando il corpo muore la mente porta via con sé il respiro. Per questo l'eserciziodel controllo del respiro è solo un aiuto per placare la mente (manonigraha); esso non la distrugge (manonasa).Allo stesso modo le altre pratiche della meditazione sulla forma di Dio, la ripetizione dei mantra, le restrizioni sul ciboecc. sono solo aiuti per placare la mente.Attraverso la meditazione sulle forme di Dio e la ripetizione dei mantra, la mente diviene concentrata. La mente si risve-glierà sempre. Come quando un elefante viene incatenato ad un tronco e non può far altro che spostarsi per quanto lopermette la catena, così quando la mente è occupata con un nome o una forma essa si manterrà solo su quella. Quandola mente si espande su infiniti pensieri, ogni pensiero è debole ma quando i pensieri svaniscono la mente si concentra esi rafforza; per questo una mente auto osservante diviene docile. Di tutte le regole ascetiche, quella relativa all'assumerecibo sattvico in quantità moderate è la migliore; osservando questa regola la qualità sattvica della mente aumenta e que-sto aiuterà l'autosservazione.

Le impressioni residue (pensieri) degli oggetti sembrano susseguirsi come le onde dell'oceano. Quando esse saranno tutte distrutte? 
Quando la meditazione sul Sé diverrà sempre più profonda i pensieri si annulleranno.

Nelle circostanze quotidiane, è possibile risolvere le impressioni residue degli oggetti che appartengono al continuo divenire e quindi stabilizzarsi nel Puro Sé? 
Senza porsi il problema se sia possibile o meno, la persona dovrebbe perseverare nella meditazione sul Sé. Anche seuno fosse un grande peccatore, egli non dovrebbe rattristarsi e lamentarsi dicendo: "Oh! Io sono un grande peccatore,come potrò essere salvato?". Dovrebbe rinunciare completamente al pensiero "io sono un peccatore" e concentrarsiacutamente nella meditazione sul Sé. In questo modo avrà certamente successo. Non ci sono due menti, una buona el'altra cattiva; la mente è solo una. Sono le impressioni residue che sono di due tipi - positive e negative. Quando lamente è sotto l'influenza di impressioni positive è chiamata buona; e quando è sotto l'influenza di impressioni negative èvista come cattiva.Non si dovrebbe permettere alla mente di interessarsi agli oggetti materiali ed a ciò che riguarda gli altri. Per quanto cat-tiva una persona possa essere, non bisognerebbe portarle astio. Sia il desiderio che l'avversione andrebbero evitati.Tutto ciò che si dà agli altri lo si dà a se stessi. Comprenendo questa verità chi non darà agli altri? Quando uno si elevatutti si elevano; quando si abbassa tutti si abbassano. Tanto più ci comporteremo umilmente, tanto più vedremo il bene.Quando la mente è annullata si può vivere dovunque.

Per quanto tempo bisogna praticare l'autosservazione? 
Fin quando gli oggetti lasciano un'impressione sulla mente è necessario chiedersi "chi sono io?". Quando sorgono i pen-sieri essi dovrebbero essere distrutti alla radice, tramite l'osservazione. Se si assurge alla contemplazione del Sé senzainterruzioni, fino a quando il Sé sia realizzato, allora esisterà solo quello. Finché vi saranno nemici nella fortezza essicontinueranno ad uscire, ma se essi saranno distrutti appena emergono, la fortezza cadrà nelle nostre mani.

Qual è la natura del Sé? 
L'unica cosa che esiste veramente è il Sé. Il mondo, l'anima individuale, e Dio, sono sue manifestazioni. Come l'argentonella madreperla questi tre appaiono insieme, ed insieme scompaiono. Il Sé è ciò che rimane quando non c'è assoluta-mente più nessun senso di "io". Questo stato è chiamato "silenzio". Il Sé stesso è il mondo, il Sé stesso è l'"io", il Séstesso è Dio; tutto è Shiva, il Sé.

Non è ogni cosa creazione di Dio? 
Il sole sorge senza desiderio, volere o sforzo; e con la sua sola presenza la pietra di sole emette fuoco, il loto sboccia,l'acqua evapora, la gente svolge le sue attività e tutto il resto. Come in presenza del magnete la bussola si muove, è invirtù della mera presenza di Dio che le anime governate dalle tre (cosmiche) funzioni o dalla quintuplice attività divina,svolgono le loro funzioni e tutto il resto, in accordo con il loro proprio karma. Dio non ha proposito; nessun karma lo vin-cola. Questo è come le azioni del mondo che non influenzano il sole, o come i meriti e demeriti degli altri quattro ele-menti non influenzano tutto lo spazio infinito.

Qual è il più grande tra i devoti? 
Il più eccellente è colui che porta se stesso al Sé, che è Dio. Giungere a Dio significa rimanere costantemente nel Sé,senza lasciare spazio al sorgere di alcun altro pensiero che quello del Sé. Dio sopporta qualunque carico gli sia affidato.Poiché il supremo potere di Dio si prende cura di ogni cosa, perché noi, senza lasciarli a Lui, costantemente ci preoccu-piamo con i pensieri su cosa debba essere fatto e come e su cosa non debba essere fatto e perché? Noi sappiamo che iltreno porta tutti i pesi e quindi, perché, dopo esserci saliti dovremmo stare scomodi e portare i piccoli bagagli sulla testaanziché posarli sul treno e riposarci?
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Cosa è il non-attaccamento? 
Il non attaccamento consiste nel distruggere tutti i pensieri alla radice non appena sorgono. Proprio come il pescatore diperle lega una pietra alla cintola, si immerge nel mare e lì pesca le perle, così ciascuno di noi dovrebbe dotarsi del nonattaccamento, scendere in se stesso ed ottenere la perla del Sé.
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Non è possibile per Dio e per il Maestro liberare un'anima? 
Dio ed il Maestro mostreranno solo la strada verso la liberazione; essi non porteranno da soli l'anima alla liberazione. Inverità Dio ed il Maestro non sono differenti. Proprio come la preda che è finita tra le fauci di una tigre non ha scampo,così colui che sarà accolto nella amorevole protezione del Maestro verrà da lui salvato e non si perderà, ma tuttavia do-vrà percorrere in prima persona il sentiero mostrato dal Maestro o da Dio, ed ottenere la liberazione. Ciascuno può co-noscere se stesso solo con la propria facoltà di conoscenza e non con quella di un altro. Colui che è Rama dovrebbeusare uno specchio per sapere che lui è Rama?

E' necessario per chi vuole raggiungere la liberazione interrogarsi sulla natura delle categorie (tattvas)? 
Così come colui che deve gettare della spazzatura non ha bisogno di analizzarla e vedere cosa sia, allo stesso modo chivuole conoscere il Sé non ha bisogno di contare il numero di categorie o porsi domande al riguardo; ciò che deve fare èrigettare completamente tutte le categorie che nascondono il Sé. Il mondo andrebbe considerato come un sogno.

Non c'è differenza tra veglia e sogno? 
La veglia è lunga ed il sogno breve; non ci sono altre differenze.Come lo stato di veglia sembra reale quando ci si sve-glia, così accade nel sogno mentre si sogna. Nel sogno la mentre utilizza un altro corpo. In entrambi gli stati di sogno eveglia, pensieri, nomi e forme occorrono simultaneamente.

E' utile leggere libri per coloro che aspirano alla liberazione? 
Tutti i libri affermano che per ottenere la liberazione è necessario assopire la mente, quindi la sostanza di tutti gli inse-gnamenti è che la mente va resa quiescente; quando si è capito questo non c'è utilità nel leggere senza posa. Per ac-quietare la mente bisogna solamente interrogarsi su cosa sia il Sé; come potrebbe essere condotta sui libri questa ricer-ca? Ciascuno dovrebbe conoscere il proprio Sé con i propri occhi della saggezza. Il Sé è nelle cinque guaine, ma i librino. Dal momento che il Sé va scoperto eliminando le cinque guaine, è futile cercarlo nei libri. Verrà il momento in cui bi-sognerà dimenticare tutto ciò che si è imparato.
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Cos'è la felicità? 
La felicità è la vera natura del Sé; felicità e Sé non sono differenti. Non c'è felicità in nessun oggetto del mondo. Nellanostra ignoranza crediamo di poter trovare felicità negli oggetti. Quando la mente se ne va, sperimenta il dolore. In real-tà, quando i suoi desideri sono soddisfatti, essa torna nel suo posto di origine e gioisce la felicità che è il Sé. Allo stessomodo, nello stato di sonno, samadhi ed incoscienza, e quando l'oggetto desiderato viene ottenuto, o l'oggetto odiato èrimosso, la mente rientra in se stessa e gioisce del puro Sé-Beatitudine. La mente entra ed esce dal Sé senza posa.Sotto l'albero l'ombra è riposante, oltre, il caldo è insopportabile. Una persona che è stata al sole sperimenta la frescuraquando raggiunge l'ombra. Colui che continuamente, stando all'ombra, va al sole e poi torna all'ombra è un pazzo. L'uo-mo saggio è quello che rimane all'ombra. Allo stesso modo la mente di colui che conosce la Verità non lascia il Brah-man. La mente dell'ignorante, al contrario, si immerge nel mondo, lo trova miserevole, e per un breve periodo torna alBrahman per sperimentare la felicità. Infatti ciò che viene chiamato mondo sono solo pensieri. Quando il mondo scompa-re, ossia quando non vi sono più pensieri, la mente sperimenta la felicità, e quando il mondo appare essa si trova nellamiseria.
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Cos'è la visione interiore consapevole (jnana-drsti)? 
E' il rimanere nella quiete. Per far ciò bisogna sciogliere la mente nel Sé. La telepatia, il conoscere il passato, il presenteed il futuro e la chiarovegenza, non sono visione interiore consapevole.

Qual'è la relazione tra assenza di desiderio e saggezza? 
Assenza di desiderio è conoscenza. Le due cose non sono differenti; sono la stessa cosa. Assenza di desiderio è il ri-fiutarsi di rigirare la mente intorno ad ogni oggetto. Saggezza è la scomparsa di ogni oggetto. In altre parole, cercare ciòche è diverso dal Sé non è assenza di desiderio e non abbandonare mai il Sé è saggezza.

Che differenza c'è tra l'interrogarsi ed il meditare? 
Interrogarsi consiste nel ritirare la mente nel Sé. Meditazione è pensare che il proprio Sé è Brahman, Esistenza-Coscienza-Beatitudine.

Cos'è la liberazione? 
Interrogarsi sulla natura del proprio io ridotto in schiavitù, e realizzare che la propria vera natura è libera.


Gli Insegnamenti di Bhagavan Sri Ramana Maharshi - Traduzione diDr. T. M. P. MAHADEVAN dall'originale Tamil

sabato 11 febbraio 2012

L'idea di Università

"Un'istruzione universitaria è il grande mezzo ordinario verso un grande fine ordinario; essa ha lo scopo di elevare il tono intellettuale della società [...] è l'istruzione che dà ad un uomo una visione chiara e cosciente delle sue proprie opinioni e dei suoi propri giudizi, la verità per svilupparli, l'eloquenza per esprimerli e la forza per affermarli.
[...] una formazione liberale non riguarda ciò che gli studenti imparano o quali abilità acquisiscono ma la prospettiva che, grazie alla propria conoscenza, essi possono avere della più ampia mappa della comprensione umana."

“A university training is the great ordinary means to a great but ordinary end; it aims at raising the intellectual tone of society…It is the education which gives a man a clear conscious view of his own opinions and judgments, a truth in developing them, an eloquence in expressing them and a force in urging them.
[...] a liberal education is not about what students learn or what skills they acquire but “the perspective they have on the place of their knowledge in a wider map of human understanding”

John Henry Newman - The idea of a University
http://www.newmanreader.org/works/idea/