Visualizzazioni totali

giovedì 25 giugno 2015

Le Nozze Alchemiche


"Io invoco il grande Eros, fonte di soave delizia,
santo e puro, e amabile alla vista;arciere alato, desiderio ardente impetuoso,che giochi con gli Dei e i mortali, errante fuoco […]"

Thomas Taylor, trans. (1792) The Hymns of Orpheus, p.189



Al volgere dell’ultima parte di maggio entriamo nel segno astrologico dei Gemelli. I Gemelli nella tradizione misterica occidentale sono associati alla carta degli Amanti nei tarocchi. Le immagini tradizionali di questa carta mostrano una coppia che sta in piedi sotto Eros in una cerimonia di unione.
L’Amante e la Stella, rappresentano l’uno l’affettività e l’altro la speranza, come se questi due valori fossero il perno attorno al quale gravitano tutti gli altri, messi in campo dall’abbinamento degli altri arcani maggiori.

     Un giovane uomo è al centro del VI arcano, vestito di una tunica a bande verticali azzurre, rosse e gialle. Due donne lo affiancano: alla sua sinistra una donna bionda avvolta in un abito azzurro e in una cappa azzurra dai bordi rossi dirige la mano sinistra verso il petto del giovane, mentre la palma dell’altra mano si volge verso il basso.

     A destra dell’amante una donna vestita di un abito rosso a grandi maniche azzurre, coi capelli azzurri sormontati da una specie di pettinatura o corona gialla posa la sua mano destra sulla spalla destra del giovane e apre l’altra in direzione del terreno.


     La prima delle due donne è seducente, la seconda, dal lungo naso, ha l’aspetto severo e senile, ma è lei che il giovane guarda. Sopra di lui, un Cupido dalle ali azzurre è al centro di un cerchio solare dai raggi azzurri, gialli e rossi; tiene in mano un arco e una freccia bianca che dirige verso i due giovani.

Le interpretazioni della'arcano appaiono numerose: l’amante esprime la scelta giudiziosa e difficile a farsi; il libero arbitrio, il contraccolpo traumatico; l’accordo o il disaccordo; la prova, la determinazione della volontà; l’esame e l’incertezza; la tentazione pericolosa.

Gli Amanti rappresentano il fondamentale desiderio umano di un’unità con quello che non è il proprio Sé; ma per fare questo abbiamo ben bisogno di unire le disparate parti di se stessi. Così come un’unione esteriore, gli Amanti possono rappresentare un’unione interiore tra l’ego, la parte di noi stessi che pensiamo come “me”, e il Sé più profondo che comprende tutto ciò che siamo, sia il bene che il male.

Ma questo arcano rappresenta anche i valori affettivi e la proiezione della doppia immagine che l’uomo ha della donna. Non una semplice femmina ma la Venere dei crocicchi, ispiratrice di amore carnale o platonico, che non cessa di rivestire forme molteplici di fronte alle quali l’uomo esita perché in fondo non conosce se stesso. 

      L’uomo, sia che nasconda un conflitto inespresso, sia che esiti di fronte ai termini di un conflitto che sta emergendo, deve prima di tutto realizzare la presa di coscienza esauriente degli elementi che lo lacerano, poi la loro ricerca obbiettiva, cioè l’accesso a una posizione che lo renderà indipendente nei loro confronti.


     Solo a questo punto, è possibile una sintesi costruttiva: tale è la dialettica fondamentale di ogni progresso della coscienza. E tale è una delle lezioni simboliche date dagli amanti, portatori dell’ego affettivo di fronte al quale si pongono e nel quale si risolvono tutte le nostre scelte.

Lo scopo della ricerca spirituale è trovare noi stessi, chi e cosa in realtà noi siamo la strada nel labirinto interiore, il V.I.T.R.I.O.L. (Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem) della ricerca alchemica. Ciò si può ottenere evolvendo verso la ricerca di noi stessi tramite l'unione con figure "risonanti" con il nostro Sè. Gli Amanti dunque simboleggiano l’auto-accettazione e il viaggio verso la nostra essenza interiora (occultum lapidem). 

Auto-accettazione non significa non voler cambiare e crescere. Possiamo accettare quello che siamo e contemporaneamente evolvere e crescere, in armonia con la nostra vera natura interiore.

Per conseguire le nozze alchemiche (interiori) dobbiamo attraversare l’insidioso passaggio tra quelli che Jung chiamava Scilla e Cariddi del rigonfiarsi dell’ego – pensare che siamo più importanti e speciali di quanto siamo; e del suo sgonfiarsi – credere che siamo guasti e inferiori agli altri. Scilla e Cariddi appaiono nei canti dell’antico poeta greco pagano Omero ed erano una secca rocciosa e un gorgo sulle coste opposte dello stretto di Messina, tra la Sicilia e l’Italia continentale. Occorreva coraggio e abilità per navigare fra di essi senza schiantarsi sulle rocce di Scilla o essere risucchiati nelle profondità marine di Cariddi. Nel nostro viaggio spirituale anche noi dobbiamo navigare attraverso questo insidioso passaggio; una via di mezzo, tra l’accettazione di noi stessi per come siamo, senza dover essere trascinati a pensare di essere migliori o peggiori degli altri. Dobbiamo “unire in matrimonio” questi due aspetti – inferiorità e superiorità – finché alla fine ci vedremo per ciò che realmente siamo.

Il matrimonio interiore è dunque la trasmutazione alchemica del piombo alla base della personalità nell’oro spirituale. Jung definisce questo processo come “individuazione”, cioè il superamento delle false immagini di noi stessi create dall’ambiente, dalle immagini proiettive dei nostri genitori, insegnanti, amici e amanti. Svelando il volto dietro la maschera protettiva che mettiamo per affrontare il mondo per  affrontare l’Ombra, interiore (Interiora Terrae). Per fare cioè occorre ottenere la consapevolezza di quegli aspetti di noi stessi che abbiamo proiettato sugli altri. Questa presa di coscienza non è sempre indolore e può causare cambiamenti anche difficili delle relazioni.  Possiamo scoprire che gli altri non sono le persone noi pensavamo di essere. A volte scopriamo che le relazioni e le attività che ci soddisfacevano in passato non sono più appropriate per lo stadio successivo del nostro viaggio. Dobbiamo tornare indietro e ricominciare.

Occorre riconoscere l’ambiguità della carta degli Amanti. La divinità che la presiede, Eros o Cupido, tiene nelle sue mani un arco curvo e appuntito. L’amore è inevitabilmente doloroso e porta con sé la paura di perdere ciò che abbiamo. È una naturale tendenza umana cercare rifugio nella sicurezza di ciò che conosciamo. 

Noi temiamo l’ignoto e il cambiamento. Ma se confidiamo nel processo di cambiamento interiore, se lo attraversiamo e andiamo oltre, scopriamo di essere più grandi e più ricchi di quanto pensavamo.

Gli Amanti possono simboleggiare il nostro amore verso qualcosa di più grande e più profondo che ci porta oltre i nostri desideri e i nostri interessi personali: il piombo diventa oro.

Fonti:
–Carl G. Jung (1916/1928/1935). The relations between the ego and the unconscious. In C. G. Jung (1966 ed.), The collected works of C. G. Jung, vol. 7. London: Routledge & Kegan Paul. p. 178; para. 275.

- http://www.patheos.com/blogs/viviannecrowley/2013/05/the-alchemical-marriage/
- http://www.cumpagniadiventemigliusi.it/Eptagramma/EPTAGRAMMA.htm