El Farol é un bar sulla Canyon Road, a Santa Fe, dove tutti i giovedì sera si esibiva un gruppo che suonava musica irlandese. Essendo nato e cresciuto a Belfast, W. Brian Arthur, economista presso il Santa Fe Institute, era particolarmente interessato ad andare ad ascoltare il gruppo che, con la musica, lo riportava ogni settimana al tempo della sua infanzia. Ma era decisamente meno entusiasta di assistere al concerto al pensiero della miriade di zoticoni ubriachi presenti che spingeva e sgomitava.
Tentando di decidere se recarsi o meno a El Farol tutti i giovedì sera, Arthur formulò quello che può essere definito “il problema di El Farol”. Esso rappresenta un esempio prototipico di ciò che nel linguaggio odierno viene chiamato “sistema complesso adattivo".
Ecco come funziona.
Supponiamo che a Santa Fe vi siano 100 persone che, come Arthur, vorrebbero andare a El Farol ad ascoltare la musica. Ma nessuno di loro vuole andarci se il bar è troppo affollato. In particolare, ipotizziamo che tutte e 100 le persone sappiano quale é stata l’affluenza al bar nelle settimane precedenti. Per esempio, il numero di presenze registrate potrebbe essere di: 44, 78, 56, 15,23, 67, 84, 34, 45, 76, 40, 56, 23 e 35. A questo punto, ciascun individuo utilizza indipendentemente un qualche metodo di previsione per stimare quante persone si recheranno al bar la settimana seguente.
Previsioni caratteristiche di questo tipo potrebbero essere:
1) lo stesso numero della settimana precedente (35);
2) un’immagine speculare intorno a 50 delle presenze della settimana precedente (65);
3) una media arrotondata per eccesso delle presenze registrate nelle ultime quattro settimane (39);
4) lo stesso numero di due settimane prima (23).
Supponiamo che ciascuna di queste persone decida, in modo indipendente, di andare al bar se la sua previsione darà come risultato che vi si recheranno 60 persone; in caso contrario, resterà a casa. Per elaborare questa previsione, ciascun individuo ha a disposizione una serie di metodi ed utilizza quello attualmente più preciso per pronosticare le presenze della settimana successiva a El Farol. Una volta effettuata la previsione e, di conseguenza, presa la decisione, le persone convergono al bar e il giorno successivo viene pubblicato sul giornale il nuovo numero di presenze.
Ciascuno aggiorna quindi la precisione dei metodi di previsione a propria disposizione; il tutto si ripete la settimana successiva. Questo processo dà origine a ciò che può essere definito come “ecologia” dei metodi di previsione, nel senso che ogni volta un determinato sottoinsieme di tutti i possibili metodi di previsione è “vivo”, ovvero viene al momento utilizzato almeno da una persona; tutti gli altri metodi di previsione sono “morti”.
Con il passare del tempo, tuttavia, alcuni metodi di previsione nascono ed altri muoiono. E interessante sapere se gli appassionati di musica sceglieranno alla fine alcuni metodi di previsione “immortali” oppure se, al contrario, i buoni metodi di previsione vanno e vengono proprio come le mode per altri aspetti della vita. Il problema che ciascuna persona deve affrontare, a questo punto, consiste nel prevedere il numero di partecipanti nel modo più preciso possibile, sapendo che la reale affluenza sarà determinata dalle previsioni fatte dagli altri.
Questo porta immediatamente ad un regresso del tipo “Io penso che tu pensi che essi pensano...”. A questo proposito, supponiamo che qualcuno si convinca che si presenteranno 87 persone. Se questa persona presume che gli altri siano altrettanto intelligenti, sarà di conseguenza naturale presumere che anche questi ultimi riterranno che 87 sia una buona previsione. A questo punto pero resteranno tutti a casa, inficiando la precisione della stessa previsione! Quindi, nessuna previsione comune o condivisa può in alcun modo essere valida; in breve, la logica deduttiva è destinata a fallire. Dal punto di vista scientifico, il problema si riduce a come creare una teoria in grado di spiegare il modo in cui si decide di andare o no a El Farol il giovedì sera, e le dinamiche che tali decisioni innescano.
Tratto da: J. L. Casti - Complesità, origine e flusso degli eventi , in Conoscere la Complessità - A. Spaziale (a cura di)- Bruno Mondadori - 2009 - pp. 19-21