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mercoledì 1 giugno 2011

Cabalà, cervello umano e comprensione della realtà

La moderna neurologia ci dice che i due lobi cerebrali dell'uomo sono i luoghi dove avvengono le due diverse modalità di pensiero, le due diverse vie di interpretazione della realtà.
Ciò che la scienza oggi ci svela corrisponde in maniera interessante con quanto riportato nella dottrina cabalistica già da diversi secoli.

Nello Zohar e in altri manoscritti esoterici  ebraici,  troviamo che il cervello è denominato  "mochin", che è un sostantivo plurale traducibile letteralmente come:  "i cervelli".
In termini cabalistici si distingue tra si tratta di Chokhmà(Sapienza) e Binà (Intelligenza).

Chokhmà (la seconda Sephirot) ha sede nel lobo destro: è la luce dell'intuizione che rischiara l'intelletto, è il punto in cui il super-conscio sfiora il conscio, il seme dell'idea, dell’innovazione. Chokhmà è anche la capacità di tollerare il paradosso e di ponderare n in modo non-lineare e simultaneo prescindendo dalle regole logica.  In questo emisfero del cervello, trovano la loro collocazione i pensieri riguardanti simboli, miti e paradossi, che prescindono dalla razionalità empirica.  Il pensiero derivante da Chokmà non è esprimibile mediante il liguaggio.

Binà (la terza Sephirot) ha sede invece nell’emisfero sinistro del cervello umano. In Binà prendono forma i semi delle idee concepiti da Chokhmà. Binà è la sede del pensiero logico, razionale. E’ la facoltà di di dare forma comunicabile e concretezza, seguendo schemi logici, al pensiero derivante da Chokhmà.
Binà a differenza di Chokhmà può essere comunicato con il linguaggio. E’ dunque grazie ad esso che le idee svelate da Chokhmà vengono assimilate trasmesse e comunicate, per potere essere tramutate in opere.

Non è facile raggiungere e mantenere l’equilibrio tra i due cervelli, ognuno di noi tende a prediligere l’uso di uno o dell’altro degli emisferi.
Al riguardo la Cabalà (ma non la scienza) parla anche di un terzo cervello posto a metà strada tra i due, chiamato Da'at, o Conoscenza unificante.
Di Da’at parlano solo alcuni cabalisti come undicesima Sephirot “invisibile” e unificante.
Poiché non è possibile all’intelletto umano raggiungere Keter (la volontà prima, il Principio supremo del divino),  Da’at rappresenta la conoscenza conoscibile dall’intelletto umano. Essa unifica i due diversi modi di comprendere il mondo poiché essi sono complementari e vicendevolmente necessari per la piena comprensione della realtà.
Da’at è invisibile pertanto non è possibile per la scienza individuare un organo fisico dove essa risisede. In Da’at vi è l’intuizione del legame che collega tutti le percezioni della realtà comprendendola come essenzialmente unita nel Tutto.

Si parla spesso oggi di costruzione di computer in grado di emulare l’intelletto umano.
A mio parere un super-computer fantascientifico potrà sicuramente emulare Binà, ritengo improbabile che possa emulare Chokhmà e penso che nessuna macchina o computer potrà mai concepire l’invisibile Da’at così come l’uomo non può arrivare a Keter. 

(di Gandolfo Dominici)