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domenica 19 giugno 2011

L'Unico Anello e l'ipertrofia dell'Io


«Un Anello per domarli, 
Un Anello per trovarli, 
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.»


Con queste parole J.R.R. Tolkien descrive l'Unico Anello o Anello Sovrano nella sua famosa saga Il Signore degli Anelli.


La storia dell’Anello in breve
L'Anello degli anelli che ne controlla gli altri  anelli fu foggiato da Sauron il signore del male (incarnazione delle passioni oscure di affermazione dell'Io sul mondo) rubando l'Arte dei "puri" Elfi che avevano creato gli altri 19 anelli: 9 anelli furono dati agli uomini, 7 anelli ai signori dei Nani e 3 anelli alla razza degli Elfi.
Sauron  desiderava sfruttare a proprio vantaggio il potere degli anelli, per riuscire ad impossesarsene si fece accogliere in Eregion con le mentite spoglie di Annatar, il Signore dei Doni, e prese a dare consigli e a istruire i mastri orafi.
Con il potere dell' Anello Sauron mosse guerra al mondo, ma gli Elfi (che custodivano i tre anelli che Sauron non poteva controllare, per via della purezza di spirito di questa razza) e gli Umani riuscirono a fermarlo.
Isildur re degli uomini gli strappò via l'anello...ma quell'Anello tanto potente era un fardello difficile da portare per un uomo.
«Era caldo al primo momento, caldo come ferro rovente, e la mia mano ne fu scottata a tal punto che dubito di poter liberarmi dal dolore. Eppure nel mentre io scrivo esso si sta rinfrescando, e mi è parso di vederlo restringersi senza tuttavia perdere né forma né bellezza.  […] non sarò io a rischiare di danneggiare quest'oggetto: di tutte le opere di Sauron l'unica che sia bella. Mi è caro, benché lo stia acquistando con grandi sofferenze. ». (Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello; ed. Bompiani, 2007, p.333).
Neanche Isildur, uomo forte e di alta levatura morale, resisteva al fascino dell’Anello Sovrano. Probabilmente avrebbe ceduto alle lusinghe del potere totale, se non fosse che durante un’imboscata esso cadde nel fiume e rimase lì per molti secoli.
Lo ritrovò per caso Deagol un Hobbit (un mezzo uomo) che cedette alle sue lusinghe ed uccise il suo amico fraterno per averlo. Deagol non resistette al potere corruttore dell’Anello ma essendo di natura inoffensiva non cercò il potere ma fu sopraffatto dalla gelosia verso questo oggetto vivendo nascosto in una grotta e trasformandosi in un mostriciattolo il Gollum.
Nel romanzo Lo Hobbit si racconta di come Bilbo Baggins trovò l'Anello nelle caverne delle Montagne Nebbiose in cui viveva Gollum e se ne impossessò. Pensò da principio che fosse solo un anello dell’invisibilità, ma poi raccontato il tutto al suo amico mago umano Gandalf capì il pericolo di questo anello e su suggerimento del grande mago lo nascose in casa e non lo indossò più.
Quando Bilbo decise di ritirarsi in pensione nella terra degli Elfi, l’anello passò a suo nipote Frodo. Nel frattempo Sauron era riuscito a localizzare l’anello incautamente usato all’inizio da Bilbo e Frodo.
Non fu facile per Bilbo staccarsi dall'Anello e dal suo potere. Questo fu il primo sacrificio fatto per l'Anello. Ne sono presenti molti nella catena di eventi legati ad esso; è un esempio di interazione fra la possibilità di scelta autonoma ed il destino.
L’unico modo per fermare il malvagio Sauron era dunque distruggere l’Anello. Gandalf non era in grado di gestire il potere dell’Anello, essendo un uomo la sua volontà di affermazione dell’Io unita ai suoi poteri magici lo avrebbe potuto trasformare in un male peggiore di Sauron.
Gandalf decise dunque di affidare l’arduo compito di portare l’anello nel monte Fato e gettarlo nella lava da cui era venuto, l’unico modo per distruggere il potente e pericoloso oggetto.
In vari episodi del viaggio della Compagnia dell'Anello verso il monte Fato, l'Anello si rivela un pesante fardello specie quando passa dalla bisaccia dell'umile e forte Frodo al dito di umani o di persone con minore forza d'animo.

Anello come metafora della volontà di supremazia.
L’Anello come descritto da Tolkien è una chiara metafora del desiderio di potenza e di sottomissione del mondo. Esso fornisce la visione di tutti i poteri ed il loro controllo.
Tale grande potere però corrompe l’animo e rende schiavi.
Quanto spesso ci troviamo ad essere schiavi dell’anello? 
Quanto spesso abbiamo visto persone di indubbie qualità cambiare radicalmente nel loro animo quando si sono trovate a raggiungere posizioni di potere?
Il “potere” logora, rende egoisti, ci allontana dalla visione e dalla comprensione dell’altro che è il primo passo per arrivare a comprendere il Tutto.
L’Anello sembra “unire”, governando chi indossa gli altri anelli, ma in realtà “divide” chi lo indossa dallo “spirito” universale dalla comunione con il mondo. L’anello allontana il divino nell’anima degli uomini in modo subdolo: affermando l’affermazione del proprio Io sul mondo, dando l’illusione di “essere Supremo” nel momento in cui ci si allontana dal Principio Supremo del mondo.

In altre parole, una saga che ha profondi significati filosofici e spirituali, che vanno ben aldilà del racconto fantastico, per descrivere un archetipo del comportamento umano e che deve servire da monito etico e morale a tutti noi.

Di Gandolfo Dominici