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venerdì 24 giugno 2011

Evola e l’iniziazione “magica”

La visione dell’iniziazione e della Massoneria di Evola era diversa da quella di Renè Guènon.
Scriveva Julius Evola (in La Destra n°3 , marzo 1972, pp. 73-74) riguardo alle divergenze tra il suo pensiero e quello di Renè Guènon:

"Un punto di divergenza tra le vedute di Guénon e le mie riguardava la massoneria. Io riconoscevo che nelle origini la massoneria (come la cosiddetta massoneria operativa) ha potuto avere un carattere iniziatico, quasi spirituale. Ma, in seguito, col suo politicizzarsi come la cosiddetta massoneria speculativa a partire dalla fondazione della Gran Loggia di Londra (1717), essa ha assunto un carattere assai diverso e storicarnente ha svolto un’azione antitradizionale […]Invece Guénon riconosceva alla massoneria il carattere di un’organizzazione iniziatica regolare, per non dire quasi l’unica esistente in Occidente. Pur ammettendone la degenerescenza, oggi, dato il suo punto di vista formalistico, riteneva che essa virtualmente mantenesse tale carattere."
Evola riteneva dunque che la massoneria speculativa non fosse in grado di trasmettere alcun tipo di iniziazione.
In “Sui limiti della regolarità iniziatica” (in Introduzione alla Magia a cura del Gruppo di UR, Mediterranee, 1971) Evola afferma che l’iniziazione massonica è:
"illusoria quando non esistano più rappresentanti degni e consapevoli in una data catena e la trasmissione sia quasi divenuta meccanica".
Secondo Evola nella Massoneria moderna:
"Tutto ciò che è “esoterismo", quando non si riduca ad una mera superstruttura “cerimoniale”, ha subito un capovolgimento che ne ha distrutto o pervertito completamente il suo spirito originario. Nella massoneria moderna, quel che conta è soprattutto la sua ideologia politico-sociale e il pathos ad essa relativo." (J. Evola, “ Sui rapporti tra ebraismo e massoneria”, in La Vita Italiana, giugno 1937).
Per Evola la potenzialità di trasmissione della massoneria si è persa con la scomparsa della Massoneria operativa.

A differenza di Evola invece, Guénon riteneva che l’iniziazione simbolica, può essere conservata e trasmessa anche da chi che non ne comprende il senso purché i simboli vengano mantenuti intatti. Per l’esoterista francese dunque sono i simboli e non le persone ad detenere la potenzialità di risvegliare, in colui che ne è “qualificato”, "le concezioni di cui essi rappresentano la sintesi".
Sia Evola che Guènon però concordavano nel ritenere il passaggio da Massoneria operativa a massoneria speculativa un decadimento dell’istituzione e sulla contraddizione dell’introduzione di ideologie democratiche all’interno di presunte Società iniziatiche:
"Uno dei fenomeni più strani di questo genere è la penetrazione d’idee democratiche nelle organizzazioni iniziatiche occidentali (e naturalmente pensiamo soprattutto alla Massoneria, o almeno ad alcune delle sue frazioni), senza che i loro membri sembrino avvedersi della contraddizione pura e semplice esistente in tal modo, ed anche sotto un duplice rapporto: infatti, per definizione stessa, ogni organizzazione iniziatica è in opposizione formale con la concezione democratica ed ugualitaria, in primo luogo, in rapporto al mondo profano, nei cui confronti essa costituisce, nell’accezione più esatta della parola, una elite separata e chiusa, e poi in se stessa per la gerarchia di gradi e funzioni che stabilisce necessariamente fra i suoi membri". (R. Guènon, “Considerazioni sulla via iniziatica” Basaia, 1982, p.119.)
Guènon intuisce dunque un fenomeno che, nella sua epoca, era solo all’inizio della sua manifestazione e che Max Liniger-Goumaz nel 1992 definì con il neologismo “democratura”, unione dei termini democrazia e dittatura, cioè una dittatura demagogica in cui la gerarchia non è più spirtuale o meritocratica ma determinata dalle masse che creano una elite appiattita verso i livelli più bassi dell’evoluzione culturale, morale e spirituale, un establishment di asini per dirla in altri termini.

Se da un lato Evola è più rigido di Guènon nella valutazione del potenziale iniziatico della massoneria moderna, dall’altro non condivide la necessità di appartenenza ad un’organizzazione “regolare” per ottenere l’iniziazione. In “Dottrina del Risveglio” (Ed. Mediterraneee, p. 37) egli scrive che occorre:
“porre un limite all’insistere, da parte di alcuni elementi tradizionalisti, sull’imprescindibilità di un collegamento “regolare” e quasi burocratico con organizzazioni per chiunque aspiri al superamento dell’esistenza condizionata. Il fatto è che tale collegamento potrà essere per molti necessario, ma per un numero ancor più grande di persone esso è cosi poco sufficiente, da rendere legittima la domanda della misura in cui sia, dopo tutto, anche necessario”.  
Guènon inoltre riteneva la “magia” semplice superstizione ed aveva una concezione negativa di questo termine. Evola concordava con il francese per quanto riguarda la concezione volgare di magia, ma ne proponeva una diversa, aristocratica, iniziatica ed operativa, coincidente con la Massoneria operativa derivante dalle Tradizioni iniziatiche dell’antica Roma.

Ma cosa intende Evola per Massoneria operativa?
In che senso se ne può fare ameno?

La Massoneria operativa è per Evola quella dei Collegia Fabrorum Romani:
"[...] Se si ammette che gli antecedenti della massoneria siano quelli ora indicati, ci troviamo condotti a tradizioni effettivamente anteriori al cristianesimo, che perciò non possono essere definite come anticristiane o anticattoliche, per quel che riguarda il contenuto proprio e positivo. In secondo luogo queste tradizioni ebbero sempre, nelle origini, un carattere aristocratico: l’iniziazione e i misteri furono originariamente un privilegio delle caste regali e sacerdotali, in Egitto costituirono la base stessa della regalità solare, in India definivano l’essenza della caste "ariane" [...] e fino ai Rosacroce, cioè fino al Settecento, aleggia su tali correnti il mito di un Regnum e di un mistico Imperatar Romanus. Allora bisogna inclinare a credere che il rapporto fra gli antecedenti ora accennati, da cui la massoneria rituale trasse in prestito molte cose, e l’organizzazione massonica rivoluzionaria non sia di continuità, o comunque di filiazione, ma sia piuttosto il rapporto proprio ad un capovolgimento, ad una inversione pervertitrice e potremmo pur dire prevaricatrice". (J. Evola, “Dall’esoterismo al sovversivismo massonico", in La Vita Italiana 1927.)
Ma essendosi spezzata ogni catena di trasmissione iniziatica Evola riteneva che l’unica via percorribile fosse quella “Magica”, intendendo per “Magia” l’esoterismo operativo che era praticato anche dalla Massoneria Operativa e che si era perso con la decadenza a massoneria speculativa. Una operatività “alchemica” come “scienza iniziatica” analoga alla “metafisica pratica” di Bacone.
In “Introduzione alla Magia” (Ed. Mediterranee, pag. 8,9,10) scrive Evola:
“Di là dall’intelletto raziocinante, di là dalle credenze, di là dai sentimenti, di là da ciò che oggi vale in genere come cultura e come scienza, esiste un sapere superiore. In esso cessa l’angoscia dell’individuo, in esso si dissipa l’oscurità e la contingenza dello stato umano di esistenza, in esso si risolve il problema dell’essere.
Questa conoscenza è trascendente, anche nel senso che essa presuppone un cambiamento di stato. Non la si consegue che trasformando un modo di essere in un altro modo di essere, mutando la propria coscienza. Trasformarsi – questa è la premessa della conoscenza superiore. La quale non sa di “problemi”, ma solo di compiti e di realizzazioni[…]La mutazione della propria struttura più profonda è ciò che solo conta ai fini della conoscenza superiore. Questa conoscenza – la quale è ad un tempo sapienza e potenza – è essenzialmente “non-umana” e ad essa si perviene per una via presupponente il superamento attivo ed effettivo, ontologico, della condizione umana.[…]La conoscenza superiore è in tutto e per tutto esperienza”
A cura di Gandolfo Dominici

Fonti citate nel testo.
Altre fonti:
  • Venzi Fabio, “Julius Evola e la libera muratoria. Una verità scomoda. Settimo sigillo, 2011
  •  Di Vona Pietro, “Evola e l’alchimia dello spirito”, Edizioni di Ar, 2003
  •  Del Ponte Renato, “Evola e il magico Gruppo di Ur”, SeaR, 1994.