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sabato 7 maggio 2011

Il "Genio" di Palermo












Statua del Genio del Garraffo o Palermu lu Grandi. (1483)
«Panormus conca aurea suos devorat alienos nutrit»
«Palermo conca d’oro divora i suoi e nutre gli stranieri»
(Iscrizione sul bordo della conca del Genio di Palazzo Pretorio)

Il Genio di Palermo è il nume tutelare della città, o genius loci, antico protettore della città. 
È raffigurato come un uomo maturo dalla barba divisa, incoronato e abbracciato ad un serpente che si nutre al suo petto. La sua rappresentazione più nota è la statua del Genio di Palazzo Pretorio che si erge da una piccolaconca (simbolo della Conca d'Oro) sul cui bordo è scritto il già citato: "Panormus conca aurea suos devorat alienos nutrit" . 
In tutta la città ne esistono altre sette rappresentazioni per un totlale di otto, di cui sei sono sculture (due delle quali sono fontane), una è un affresco di Vito D'Anna e un'altra è un mosaico posto all'ingresso Cappella Palatina.

Giurati di Palermo ottennero nel 1489 dal re il privilegio di utilizzare l’immagine dell’uomo col serpente, cioè del Genio, come loro stemma. Uno stemma autonomo e indipendente da quello dell’aquila che era il sigillo del Pretore. Comincia così la rappresentazione del Genio cittadino, acclamato anche nelle varie festività come Eroe-Nume rinnovatore di prodigi. (La Monica, 2010).
Il Genio diviene emblema di Palermo, personificazione della città, e simbolo laico dei cittadini palermitani, di ogni origine, etnia e religione. Le origini del suo simbolismo sono quasi siscuramente pre-romane.
Da una lettura dei miti tramandati da Ovidio (I secolo a.C). e Pausania (II secolo d.C.) simboleggiava il genius loci o la metamorfosi della figura maschile.
Come evidenzia Alberto Samonà, il Genio di Palermo è espressione di una spiritualità popolare antica, che rimanda a conoscenze misteriche pagane ancora vive a Palermo in epoca rinascimentale. 
gioca un ruolo fondamentale per la comprensione di tale simbolo la conoscenza ermetica ed alchemica conservata pare da alcuni monaci della vicina abazia benedettina di San Martino delle Scale.
Secondo l'interpretazione di Vincenzo Di Giovanni (XVII secolo-Scheda dell'Archivio Bibliografico del Comune di Palermo) l’uomo barbuto e coronato rappresenta Palermo, il serpente invece è Scipione l’Africano aiutato dai palermitani nella guerra contro i cartaginesi di Annibale; per riconoscenza Scipione avrebbe donato alla città una conca aurea, ponendo al suo centro una statua raffigurante un guerriero che nutriva dal petto un serpente.
Del Giudice nel libro, Palermo Magnifico ne' Trionfi di Santa Rosalia, scritto per il festino del 1686 (citato in La Monica, 2010), riferisce che la “Conca d’oro”,entro cui il Genio tiene i piedi, era stata “dovitioso deposito della più liberale Amaltea”, riferendosi al mito della ninfa Amaltea, donatrice di abbondanza e della Sibilla, fondatrice della città, che fu “appellata Amalthea”.
Sempre nel libro di Del Giudice, si accenna che il Genio palermitano è “segreto, ha la stessa ricchezza di “arcani” di divinità egiziane come Osiride e Anubi e, come queste, è un “compendiario simulacro”. 


Gruppo statuario del Genio di Palazzo Pretorio
 E’ evidente la simbologia pre-cristiana che si riferisce adivinità ctonie (come la Sibilla); sono infatti evidenti glielementi “acqua” e “terra”il serpente che sorge dalla medesima conca aurea d’acqua/terra da cui sorge il Genio, che vi immerge i piedi, cioè le radici dell’albero umano e del suo corrispondente cittadino (la città)
Come notà Samonà la frase dell'iscrizione del Palazzo Pretorio può avere anche un significato esoterico diverso da quello profano che comunemente gli si attribuisce. Esotericamente si può dunque leggere tale iscrizione nel non nel senso  "divora i suoi figli e nutre gli stranieri" ma piuttosto con il significato: 
"il tempo è divoratore delle cose che a lui soggiacciono ma riverisce il parto straniero e immortale della mente, in modo che le opere degne di eterna vita, non soltanto non vengono divorate dagli anni, ma piuttosto consumano e divorano i secoli quando siano espressione di immortalità e del Divino"
L'iscrizione lascia dunque intendere che il Genio è in realtà una rappresentazione di  Crono/Saturno, divinità del tempo e dell'agricoltura, divoratore dei propri figli e simbolo di pienezza e abbondanza.
L'identità del Genio con Saturno (corrispondente al Titano greco Crono) si legge anche in un manoscritto, della fine del XV secolo, custodito alla Biblioteca Comunale di Palermo (Cfr. La Monica). 
Il Genio, secondo tale interpretazione sarebbe dunque simbolo del ciclo temporale vita-morte-rinascita in cui il tempo (Crono che si nutre dei suoi figli) consuma cio ch’esso stesso genera e rigenera cio che esso stesso consuma.
La “materia prima” dell’alchimia è rappresentata come Saturno, che è sia l’elemento terra che ilpiombo da cui si genera l’oro della Pietra Filosofale cioè la Sapienza.
Secondo tale visione alchemica la conca d’oro di Palazzo Pretorio, dove Saturno (piombo e terra) si bagna, è dunque il vaso alchemico della trasmutazione, della morte (divoramento) del “piombo” e della sua rinascita come “oro” dei filosofi.
Il Genio è dunque un arcano, una rappresentazione Hieroglyphica, non nel senso della scrittura egizia ma in quello diffuso in periodo rinascimentale di analogico, arcano , ermetico
Come nota La Monica, la figura presenta alcune coincidenze iconografiche con diverse altre figure come: il “Genio della Fortuna” aragonese, Serapide-Sole, Giove, Esculapio, Igiea, Priapo col serpente, Besi1 Saturno zodiacale con ouroboros, divinità femminili orientali, immagini medievali della Madre Terra che allatta a ciascuna mammella un diverso animale tra cui un serpentestemma civico di Cammaratal’uomo con serpente di Monreale (con la differenza che il Genio palermitano non lotta contro il serpente nemico, ma lo abbraccia), ecc.


Stemma civico del comune di Cammarata in Sicilia

Sempre Del Giudice (Cit. in La Monica) ci dice che il "serpe"  è “geroglifico per gli Egizi dei quattro Elementi”, e attribuito al Genio come tale e come “pegno di favorevole Natura - “mettendolo in orbita”, raffigura la “perpetuità della gloria”. 
La simbologia del serpente ha diversi significati:  
terra e acqua,  fertilità, rinascita e rinnovamento,
prudenza, antagonista del sole, portatore di conoscenza associata alla forza fisica.
L'archetipo del serpente nutrito dal Genio può dunque rappresentare rinnovamento e trasformazione creativa oltre che di commistione con gli stranieri che nella storia della città, furono fonte di commerci e fusioni culturali.
Il serpente ta attribuito spesso agli eroi come simbolo della loro immortalità dunque del ciclo del vivente (si pensi all’ouroboros)

Oltre al serpente, gli altri attributi del Genio sono la corona, il cane e lo scettro, gli ultimi due compaiono per la prima volta con il Genio di Villa Giulia e poi nel mosaico della Cappella Palatina. Sia il serpente che la corona, lo scettro e il cane sono attributi di Asclepio.

Genio della fontana di Villa Giulia - Palermo

Il Genio della fontana di Villa Giulia risale alla fine del XVIII secolo. Nel 1778 il Senato palermitano incaricò Ignazio Marabitti di scolpire una statua del Genio “con quei geroglifici ed emblemi ad essa corrispondenti” (geroglifici = esoterici; emblemi = essoterici, Cfr. La Monica, 2010.)
Gli emblemi presenti nella statua divulgano il significato le pubbliche virtù della città:
-  la prudenza (il serpente);
-  la regalità (l’aquila)
-  la fedeltà (il cane).
significati esoterici (geroglifici) sono invece meno manifesti ed espressi dalla presenza di due soli simboli:
-   la triscele con l’incisione Panormitan;
-   il Genio.
La triscele ed il Genio simboleggiano il principio femminile e maschile dalla cui unione rappresenta l’alchemica congiunzione dei contrari.

Il Genio è dunque un simbolo civico alchemico che “sembra” contrapporsi a quello “cristiano” diSanta Rosalia (prima di S. Rosalia, il monte Pellegrino fu luogo di culto di Demetra, ma questa è un’altra storia...o forse è la stessa). Tale contrapposizione in realtà non esiste poiché entrambi i “numi tutelari” della città hanno radici “misteriche” (dal greco antico mystes = iniziato, dunque esoterico) presenti da tempi remoti e testimoniate da numerosissime tracce nei simboli (geroglifici) che da secoli circondano i suoi abitanti e che ne costituiscono la radice culturale. 

di Gandolfo Dominici


Fonti:
- Giuseppe La Monica - Sicilia Misterica - Flaccovio - 2010








Il Genio di Palermo sul cippo del Porto.










Il Genio di Piazza Rivoluzione.

Il Genio dell'Apoteosi di Palermo. Affresco di Vito D'Anna, 1760, Palazzo Isnello.












Il Genio del Mosaico a Palazzo dei Normanni. Inizi del XIX secolo.