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domenica 8 maggio 2011

L'arca dell'Alleanza (di Rino Guadagnino)


La scena si svolge su un monte sacro dell'antico Egitto, nella penisola del Sinai, lungo un sentiero il cui passaggio è proibito alla gente comune. Inginocchiato davanti ad un roveto ardente, il profeta Mosè sta ascoltando gli ordini del Dio di Israele. "Farai un'arca di legno d'acacia e la rivestirai di oro puro. E dentro vi porrai la Testimonianza che io ti darò", comanda il Signore Jahweh. E Mosè obbedisce. Aiutato dal fido Bezaleel, e seguendo alla lettera le indicazioni del suo Dio, il patriarca ebraico costruisce una cassa lunga due cubiti e mezzo, larga un cubito e mezzo ed alta altrettanto (circa 125 x 75 x 75 cm) e la riveste di oro purissimo, sia internamente che esternamente. Il coperchio è di oro puro, chiamatopropiziatorio, sormontato da due cherubini (creature alate con il corpo di leone ed il volto di sfinge che si ritrovano anche in rappresentazioni egizie) sempre d'oro, con le ali aperte verso l'alto ed i volti rivolti verso l'interno.
Il propiziatorio, ovvero un coperchio che stava a rappresentare il cielo, mentre il contenitore stava a rappresentare la terra. Il “contenitore” era formato da tre scatole distinte: quelle esterne erano due ed erano entrambe d’oro, mentre quella mediana era di legno d’acacia. L’acacia è albero od arbusto di origine africana ed australiana, della famiglia delle Mimosaceae. Ha foglie pennate. Vi sono circa 500 specie di acacia, distribuite in tutto il mondo. Le comuni robinie, come anche la mimosa, il carrubo e l’albero di Giuda, appartengono alla famiglia delle acacie. Il suo tipico colore verde, simbolo della esistenza e della vita, ne fa il simbolo dell’immortalità e dell’incorruttibilità. E ai lati della cassa incastra quattro anelli in modo che questa possa essere trasportata più agevolmente, senza toccarla, inserendovi due pali. All'interno dell'arca della testimonianza, l'oggetto più sacro della tradizione religiosa ebraica, il profeta depone  un vaso contenente la Manna che nutrì gli Ebrei nel deserto, la magica verga con cui erano state scatenate le piaghe contro l'Egitto e separate le acque del Mar Rosso, ma soprattutto le Tavole dei Dieci Comandamenti (spezzate però da Mosé in un gesto d'ira alla vista del Vitello d'Oro), il segno tangibile dell’alleanza con Dio. L'Arca fu trasportata per tutti i 40 anni di viaggio nel deserto, e accompagnò Israele durante i lunghi anni di conquista della Terra Promessa, fino a venire posta nel Tempio costruito dal Re Salomone. Quando Israele si accampava, al centro dell'accampamento veniva eretto il Tabernacolo, e nel Santo dei Santi era riposta l'Arca. La caratteristica più famosa dell'Arca era che sul suo coperchio superiore si trovavano due statue realizzate da un'unica fusione d'oro puro, rappresentanti una coppia d'angeli Cherubini. Il simbolismo dell'Arca è quanto mai ricco e vasto, e in questa sede cercheremo di metterne in luce gli aspetti principali. Vediamo com'era costruito nei dettagli. Era composto da due pezzi principali: un parallelepipedo inferiore e un coperchio che lo chiudeva. Si tratta della terra e del cielo. Pur se in natura la forma della terra è sferica (come pure quella di tutti gli altri corpi celesti), e pur se il suo movimento è ellittico (il cerchio è un caso particolare dell'ellisse), secondo la tradizione cabalistica, la forma che meglio la rappresenta a livello spirituale è il cubo. In altri termini, si afferma che l'universo presente è dominato dalle forme sferiche, mentre quello futuro (i "cieli nuovi e la terra nuova") sarà sede soprattutto di forme cubiche. Questa trasformazione contiene il segreto del passaggio da un tempo circolare (che tende a ripetersi secondo il mito dell'Eterno Ritorno) ad un tempo rettilineo, che porta invece verso un traguardo completamente diverso dal punto di partenza. L'aver concepito la storia come una serie d'eventi che porta da uno stato meno perfetto ad uno via via sempre migliore è una delle innovazioni del pensiero ebraico, diventata poi parte integrante della cultura occidentale. Oggi la troviamo sia nel concetto laico e mondano di "progresso", che in quelli più sottili e raffinati di "evoluzione". Dal punto di vista simbolico ciò viene rappresentato trasformando lo spazio fisico da una forma sferica ad una forma cubica.   Quest'insegnamento ci viene riproposto anche dal Libro della Formazione, il più antico testo di Cabalà, che si occupa tra l'altro delle corrispondenze tra segni zodiacali, pianeti e lettere dell'alfabeto ebraico. In quel testo si parla di un "cubo dello spazio", i cui dodici lati sono i dodici segni zodiacali. Ma l'Arca dell'Alleanza non era cubica, bensì un parallelepipedo. Ciò significa che essa rappresentava i "nuovi Cieli" e la "nuova Terra" in via di formazione, mentre erano ancora in movimento, e non avevano ancora raggiunto uno stato di riposo. Il parallelepipedo inferiore era formato (vedi figura) da tre distinte scatole. Le due esterne erano entrambe d'oro, mentre quella mediana era di legno d'acacia. Cosa significa ciò? Secondo La Cabalà., l'anima dei Maestri e degli Illuminati contiene due grandi categorie: avvolgente ed interna, ognuna delle quali è dotata di diversi gradi intermedi. Il contenitore dell'Arca rappresenta l'Anima avvolgente, le Tavole della Torà al suo interno costituiscono invece l'anima interiore. Si tenga presente che l'anima avvolgente è più rara e preziosa di quella interiore, in quanto questa è limitata, mentre la prima si estende all'infinito. I due recipienti d'oro costituiscono il primo e il secondo grado dell'anima avvolgente. Essi sono: Chaià e Yechidà, l'Anima Vivente e l'Anima della Perfetta Unione col Divino. Il legno che le separa fa da isolante elettrico, onde permettere a ciascuna delle due di costituire uno schermo separato. Infatti, uno degli scopi dell'"anima avvolgente" è quello di proteggere l'organismo da attacchi d'entità malvagie, pur presenti nella dimensione spirituale. In termini moderni potremmo comprendere questo particolare dell'Arca come una "doppia schermatura", in grado di isolarla completamente dai campi energetici negativi, e di captare solo quelli positivi. Infatti, il materiale usato era l'oro, che rappresenta il più alto stato della consapevolezza, quello che l'Alchimia chiama l'oro filosofico. Tutto ciò riguarda il solo recipiente inferiore, la Terra. Invece il coperchio superiore simboleggia il cielo, che viene a completare la terra, a chiudere la sua apertura, a riempire i suoi bisogni. Il coperchio dell'Arca era fatto da un'unica piastra d'oro massiccio. Questo suo essere costituito da un unico pezzo, mentre la parte inferiore era composta da tre pezzi distinti, allude all'insieme dello spazio-tempo. La fisica moderna ci insegna che viviamo in un insieme costituito da tre dimensioni spaziali (le coordinate di un determinato punto) e da un'unica dimensione temporale (il tempo in cui un certa realtà esiste). In tutto viviamo dunque in un insieme quadridimensionale. Secondo la sapienza esoterica esiste invece almeno una quinta dimensione, che nell'esempio dell'Arca era rappresentata dalle Tavole della Torà ivi contenute. Si tratta del livello della consapevolezza pura, la "quintessenza", così a lungo ricercata dagli alchimisti. Del coperchio superiore dell'Arca facevano parte i Cherubini, anch'essi d'oro purissimo. Dice il versetto dell'Esodo (25, 18-21): "Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati al martello sulle due estremità del coperchio. Fa' un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio, alle sue due estremità. I due cherubini avranno le due ali stese di sopra, ricoprendola, e i loro volti saranno rivolti l'uno verso l'altro, e verso il coperchio. E porrai il coperchio sulla parte superiore dell'Arca, e collocherà nell'arca la testimonianza che ti darò." La simbologia dei Cherubini è quanto mai vasta ed interessante. Secondo la tradizione ebraica essi avevano due volti infantili. Dai bambini dobbiamo imparare la purezza e la semplicità, la sincerità emotiva, la fiducia in coloro che sono più grandi di noi. In particolare, i volti dei cherubini erano l'uno maschile e l'altro femminile. Questo significa la conjuncto oppositorum, il matrimonio mistico, lo hyeros gamos. Nel ricomporsi dell'unità primaria tra i poli opposti, tra il maschile e il femminile, si completa la copertura dell'Arca, si rinsalda la frattura che aveva causato la caduta dei mondi. E' grazie alle ali dei cherubini che si toccano al di sopra del coperchio, cioè alle loro componenti spirituali, che è possibile "volare", cioè esplorare i mondi superiori. Il matrimonio alchemico tra l'adepto e la soror mistica è il motore che fornisce energia al cocchio celeste, sul quale avviene il viaggio verso il Divino. Un'idea del genere è confermata da altri versetti dove vengono menzionati i cherubini, come: "e cavalcava il cherubino e volava" (Salmo 18,11). Tutto ciò sottolinea l'estrema importanza dell'equilibrare le varie componenti in ogni via d'evoluzione spirituale: il secco con l'umido, l'anima col corpo, l'emotivo con l'intellettuale, ecc. Infine la forma dei due cherubini e delle loro ali che si toccavano ricorda quella di un portale. Si tratta della "porta del Signore, attraverso la quale entreranno i giusti", la cinquantesima porta dell'Intelligenza. In genere l'Arca rappresenta il segreto di come una costruzione umana, se fatta seguendo dei criteri particolari, possa diventare la sede e il ricettacolo degno di contenere la rivelazione di uno stato superiore della consapevolezza, di forze angeliche o anche divine. I criteri di costruzione riguardano innanzitutto le dimensioni, che devono essere proporzionate in modo opportuno, seguendo formule antiche ed esoteriche. Ad esempio, il volume in "tefachim" (circa la lunghezza di un pugno chiuso), un'altra fondamentale misura dell'Antico Testamento, del recipiente centrale di legno era 756 tefachim cubi. Questo è il valore numerico della parola <span>Sefirot</span>, il nome delle dieci costituenti principali dell'Albero della Vita, il riferimento centrale della Cabalà.. Ciò indica come all'interno dell'Arca fosse contenuto un intero Albero della Vita. Riducendo 756 si ha 18, che è il numero della vita (Chai, Cheit-Yud). Riducendolo ulteriormente si ha 9, il numero della verità. Inoltre i materiali coi quali viene eretta una particolare costruzione sacra hanno una loro importanza fondamentale. Provenendo dai tre regni inferiori: minerale (metalli e pietre preziose), vegetale (legno o tessuti) e animale (pelli o lana) i materiali rappresentano una sintesi di tutto il meglio che il mondo materiale può dare. Tramite l'opera ingegnosa dell'uomo, tramite la sua sapienza arcana, guidata dallo spirito divino, tutto ciò viene trasformato nel "trono" sul quale si asside un livello super-umano di sapienza e bontà. Si noti come la parola "Arca", che viene dall'indoeuropeo indicante "custodire", è alla radice di "arcano", cioè "esoterico, segreto". Ciò dimostra come la sapienza esoterica nel suo insieme sia l'Arca nella quale sono custoditi gli stessi "cervelli" Divini, cioè la Sapienza e l'Intelligenza, l'emisfero cerebrale destro e quello sinistro. Ecco perché le tavole della Torà riposte nell'Arca erano due, ad indicare la polarità fondamentale presente in ogni processo pensante. Le costruzioni degli esseri umani non dovrebbero dunque avere una sola funzione pratica, ma dovrebbero esprimere dei principi superiori, se si vuole che il loro uso diventi un'occasione per la crescita della consapevolezza. Le abitazioni che sono state erette in modo particolare, secondo la sapienza "arcana", hanno un particolare effetto benefico su coloro che vi dimorano, un vero e proprio effetto salvifico. Infatti nella Bibbia il primo e più antico prototipo d'ogni contenitore o costruzione sacra è stato l'Arca di Noè, grazie alla quale egli, la sua famiglia e gli animali, sopravvissero al cataclisma del diluvio universale. E si badi bene che non sarebbe bastata una qualunque barca o rifugio. Probabilmente la generazione in cui viveva Noè era in grado di costruire altri tipi d'imbarcazioni. Quella di Noè fu l'unica a sostenere la furia degli elementi scatenati poiché era stata costruita seguendo delle leggi non solo fisiche ma anche metafisiche. Si tratta di un insegnamento che dovremmo tutti tenere presente in un mondo come quello d'oggi, nel quale prevalgono soltanto le considerazioni materiali e contingenti. L'Arca era identificata materialmente con Dio, nel senso che si riteneva realmente che Dio alloggiasse tra i due cherubini. Essa è ritenuta dotata di poteri soprannaturali ed emette potenti scariche contro chi le si avvicina impunemente."Allora, dalla presenza di Yahweh una fiamma si sprigionò e li consumò ed essi perirono alla presenza di Yahweh". Levitico 10:2.  In questo passo ci si riferisce a Nadab e Abihu, due dei quattro figli di Aronne, sommo sacerdote e fratello di Mosè, i quali un giorno portarono degli incensieri di metallo alla presenza dell'Arca e le offrirono "strani fuochi" che erano stati vietati dal Signore. Furono quindi inceneriti dall'Arca stessa. A volte appariva una nuvola tra i due cherubini ed allora neanche Mosè aveva il coraggio di avvicinarsi ad essa. Secondo le tradizioni popolari, di quando in quando delle scintille si sprigionavano dallo spazio tra i cherubini distruggendo gli oggetti circostanti. Occasionalmente poi essa inceneriva i suoi portatori, appartenenti alla sottotribù dei figli di Kohath o li sollevava da terra senza alcuna ragione apparente per farli poi ricadere al suolo (sempre secondo leggende ebraiche e commentari del vecchio testamento). Il mistero fondamentale che corre intorno all'Arca (oltre a quello relativo alla sua natura) è costituito dalla sua scomparsa. Nella Bibbia viene detto che essa era custodita nel Sancta Sanctorum, inizialmente una tenda e poi la parte più interna del tempio di Salomone a Gerusalemme, ma poi se ne perdono le tracce ed essa non viene più citata se non indirettamente.
Numerose sono le ipotesi riguardo alla sua collocazione attuale, e quasi tutte basate sull'interpretazione della Bibbia. Tra le più attendibili troviamo l'Egitto (Nel secondo Libro delle Cronache si legge: "L'anno quinto del regno di Roboamo, Sesac, Re d'Egitto marciò contro Gerusalemme... e portò via i tesori del tempio del Signore. Portò via ogni cosa..."; in questo caso l'Arca sarebbe a Bubasti, che allora era la capitale d'Egitto. Altre ipotesi, sempre riguardanti saccheggi successivi subiti dal Tempio di Gerusalemme propongono la Palestina (nel secondo libro dei Re si legge: "…prese tutto l'oro, l'argento e tutti gli oggetti che si trovavano nel tempio del Signore e se ne tornò in Samaria" e la Babilonia (ad opera di Nabucodonosor).  Altre possibilità sono costituite dal deserto del Sinai (Mosè sarebbe stato un iniziato del culto di Akhnaton e avrebbe rubato l'Arca portandola con sé durante l'esodo, sostituendola con una copia e nascondendo poi l'originale nelle viscere del monte Har Karkom) e dalla Francia, presso i Pirenei (dove sarebbe stata portata dai Visigoti che l'avrebbero presa ai romani che a loro volta la saccheggiarono dal Tempio) o nella cattedrale gotica di Chartres (dove sarebbe stata portata dai Cavalieri Templari). Inoltre Hailè Selassiè, ex Negus d'Etiopia e presunto discendente della regina di Saba (che avrebbe avuto in dono da Salomone l'Arca dell'Alleanza) potrebbe aver nascosto l'Arca in una banca svizzera insieme ai suoi altri tesori (ipotesi abbastanza improbabile).Un’altra ipotesi è quella sostenuta dall'autore inglese Graham Hancock nel libro "The Sign and the Seal", tradotto in "Il mistero del Sacro Graal" (Hancock infatti afferma che in realtà il Graal sia un'allegoria dell'Arca) e cioè che l'Arca (che sarebbe il prodotto di una antica tecnologia della quale gli egizi erano a conoscenza e che veniva trasmessa soltanto ad alcuni iniziati dei quali Mosè avrebbe fatto parte), sia stata portata in Etiopia per proteggerla dapprima da un re eretico di Israele e poi dai vari saccheggi, e seguendo un percorso durato millenni, in una cripta in Etiopia, dove viene tuttora sorvegliata da un monaco custode. A riprova del retaggio egizio dell'Arca, nei "Testi delle Piramidi" una tradizione parla di una scatola d'oro nella quale Ra (il primo re degli dei Egiziani) aveva depositato un certo numero di oggetti. Questa scatola rimase chiusa in una fortezza sulla frontiera ad Est dell'Egitto per molti anni dopo la sua ascesa in cielo. Quando Geb (dio della terra) andò al potere ordinò che fosse portata alla sua presenza e dissigillata. Nell'istante stesso in cui questo accadde una colonna di fuoco incenerì i compagni di Geb ustionando gravemente Geb stesso. Hancock documenta molto bene la sua ipotesi, rifacendosi anche ad una tradizione presente solo in Etiopia, il "Timkat" (nella quale simulacri dell'Arca vengono portati in processione lungo le vie preceduti da un corteo danzante ed accompagnati da musica). Questa festa affonda le sue radici nell'antico Egitto (festa di Apet) e viene citata nella Bibbia. Infatti, quando re Davide porta l'Arca degli israeliti a Gerusalemme la descrizione dell'avvenimento è: "Davide e tutta la casa di Israele portavano l'Arca del Signore con urla e con il suono di trombe e suonavano precedendo il Signore con ogni tipo di strumenti fatti di legno di abete, arpe, salteri , e con cornette, e con cimbali... e Davide danzò precedendo il Signore con tutta la sua forza... saltando e danzando prima del Signore". Leggendo il libro biblico dell’Esodo, scopriamo poi che, da quel momento, Mosè impone al suo popolo, per la custodia del sacro oggetto, tutta una serie di disposizioni tanto precise ed insidacabili quanto incomprensibili. Dell’arca si occuperanno i figli di Aronne ed i leviti non vi si potranno avvicinare se non dopo che questa sia stata coperta dai sacerdoti; durante l’esodo la cassa sarà collocata all'interno della Tenda del Signore (una specie di tempio smontabile) nelle soste e portata alla testa del popolo durante le marce; nessuno dovrà mai toccarla. E soprattutto, in particolari momenti spetterà solo a Mosè servirsene per lasciarvi comparire Dio in trono nello spazio fra i due cherubini. A nessuno era concesso di accedervi e l’arca stessa veniva mostrata in pubblico solo in casi eccezionali. Ed il motivo di tanta segretezza era legato alla pericolosa ed incontrollabile potenza attribuito a questo oggetto. Si diceva che l’arca, in particolari momenti, si aureolasse di luce e fosse in grado di scatenare la potenza divina, annientando migliaia di persone. In che modo questo avvenisse non è chiaro. Ma è certo, se prestiamo fede alle antiche cronache bibliche, che con l’arca alla loro testa gli ebrei riuscirono ad annientare le decine di tribù ostili incontrate durante l’esodo nel deserto del Sinai. Il resoconto biblico al riguardo ci presenta un vero e proprio bollettino di guerra: le folgori dell’arca avrebbero distrutto le armate degli etei e dei gergesei, dei gebusei e degli evei e di un’altra decina di popolazioni che vivevano nella fascia di Canaan nel XIIIº a.C. Che cosa fossero queste folgori divine non è chiaro. In alcuni passi la Bibbia sottintende la presenza di un non meglio identificato angelo sterminatore, mentre in vari versetti dell’Esodo e nelSecondo libro di Samuele si dice chiaramente che chiunque toccava l’arca moriva percosso da Dio. Come accadde ai figli di Aronne, sebbene fossero proprio loro gli esperti custodi della reliquia, e ad un certo Oza che, volendo impedire che l’arca si rovesciasse durante un trasporto, la afferrò con le mani e morì all’istante, tra la costernazione generale. Ma la più grande vittoria dell’arca resta la distruzione della città di Gerico. Riguardo questo episodio il Libro di Giosuè è molto chiaro. Per ordine di Dio per sei giorni le armate di Israele, guidate da sette sacerdoti che recavano sette trombe di corno d'ariete e l’arca dell’alleanza, girarono attorno ai bastioni ciclopici. "E al settimo giorno, sonate le trombe, le mura crollarono", afferma la Bibbia. Ammettendo la veridicità di questi episodi, che tipo di spiegazione possiamo dare, al di là della facile supposizione dell’intervento di Dio? Secondo lo scrittore francese Robert Charroux "l’arca non era nulla di più che un’impressionante arma capace di sviluppare energia elettrica. Non dobbiamo dimenticare che Mosè, quando ancora veniva istruito come futuro faraone, aveva ricevuto dai sacerdoti egizi profonde nozioni alchemico-esoteriche di chimica, fisica e meteorologia tali da dare ragione di alcuni dei prodigi attribuitigli. L’arca dell’alleanza poteva essere una specie di forziere elettrico capace di produrre forti scariche dell'ordine dei 5-700 volt..." ". L’arca era fatta di legno d'acacia, scrive il ricercatore, e rivestita di oro all'interno e all'esterno. Con questo stesso principio si costruiscono i condensatori elettrici, separati da un isolante che in quel caso era il legno. L’arca veniva posta in una zona secca, dove il campo magnetico naturale raggiunge normalmente i 600 volt per metro verticale, e si caricava. La sua stessa ghirlanda forse serviva a caricare il condensatore. Per spostarla i leviti passavano due stanghe dorate negli anelli, tanto che dalla ghirlanda al suolo la conduzione avveniva per presa di terra naturale, scaricandosi senza pericolo. Isolata, l'arca talvolta si aureolava di raggi di fuoco, di lampeggi, e, se toccata, dava scosse terribili. In pratica si comportava esattamente come una pila di Leyda.........   
La storia della sacra reliquia, nasce e muore all’interno della Bibbia stessa, senza alcun appello per le tesi appassionate dei cacciatori dell’arca perduta. Ma non è il caso di perdere le speranze. Sempre nel testo biblico, nell’Apocalisse, è scritto che l’arca riapparirà nei giorni del giudizio universale. In quel tempo "si riaprirà il tempio Dio in cielo e l’arca dell’alleanza apparirà fra le nubi". Ma forse, per l’epoca, la caccia all’arca perderà d’importanza..