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domenica 8 maggio 2011

RE SALOMONE E BILQIS (la regine di Saba) - MITO E REALTÀ (di Gandolfo Dominici)

Sulla scorta della Bibbia, dei Vangeli e del Corano, la regina di Saba ha fatto sognare generazioni di pittori, di poeti e di scrittori. Nel Decimo capitolo del biblico Primo Libro dei Re si accenna così all'incontro tra Salomone, monarca di Israele, e la Regina di Saba:
"La regina di Saba udì la fama che circondava Salomone a motivo del nome del signore, e venne a metterlo alla prova con degli enigmi [...]".
Non una parola è dedicata alla bellezza della leggendaria sovrana, eppure sembra sembra naturale immaginarla cosi: seducente, misteriosa e inafferrabile come una "dark lady" dell'antichità. Quanto ad inafferrabilità sicuramente non teme concorrenti: generazioni di archeologi hanno perso il sonno nel tentativo (ancora non riuscito nonostante le numerose ipotesi anche attendibili) di darle un nome e una "casa" nel solido terreno della Storia.

Nota come Bilqis (o Bilquis o Balkis), nella tradizione coranica, come Makeda (o Macheda) in quella etiope, come Hatshepsut in Egitto, la regina è da sempre contesa tra più paesi come parte del "patrimonio nazionale". 
Della sua visita a Gerusalemme, avvenuta tra il 1000 ed il 950 a.C. vi è menzione nel Talmud ebraico, nell' Antico Testamento, nel Corano ed ovviamente nel Kebra Nagast (IV sec. a.c.), "Gloria dei re" che è il libro fondamentale per la storia dell'impero degli altopiani, elaborato in Etiopia nel XIV secolo. 

Nella tradizione etiope Makeda è dipinta, a seguito del suo fugace amore salomonico, come madre di Menelik, il cui significato intrinseco è "Figlio dell'uomo saggio" che portava nel sangue le tracce di una ascendenza divina e che sarebbe stato il capostipite di una stirpe salomonica e ritenuto fondatore della stirpe dei Negus del quale Hailè Selassiè (1892-1975) si proclamava duecentocinquantesimo discendente. Menelik, cresciuto e divenuto re, fece proprio il simbolo del leone di Giuda che innalzò a simbolo del proprio regno. Divenuto adulto, volle far visita al presunto padre Salomone e quando fece ritorno ad Axum, trafugò o gli fu affidata, l'Arca dell'Alleanza. 

Nel 2008, il professor Helmut Ziegert e la sua equipe di archeologi tedeschi dell'università di Amburgo ha dichiarato di aver scoperto i resti del palazzo della leggendaria regina di Saba ad Axum, in Etiopia. I resti del palazzo, risalente al X secolo avanti Cristo, sono stati ritrovati sotto altri ruderi, quelli del palazzo di un re cristiano. Il palazzo della regina era stato distrutto dal re Menelek, il figlio che aveva avuto dal re Salomone, e ricostruito in modo da essere orientato verso la stella Sirio, della quale era adoratore. Gli archeologi dell'Universita' di Amburgo avevano iniziato gli scavi ad Axum nel 1999, con l'obiettivo di scoprire nuovi elementi sulla nascita e la diffusione del cristianesimo in Etiopia. In seguito le ricerche, come ha spiegato il professor Helmut Ziegert hanno fatto emergere preziosi resti di 3.000 anni fa:
"I dettagli, la datazione e l'orientamento  dell'edificio quadrano a pennello con la descrizione del palazzo della regina di Saba".
E proprio l'orientamento di un altare dell'edificio regale verso la stella Sirio confermerebbe la leggenda secondo la quale in quel palazzo sarebbe stata custodita anche l'Arca dell'Alleanza.

Secondo un'altra versione, il regno di Saba (noto anche come Sheba) avrebbe avuto la sua capitale al di là del Mar Rosso, nell'attuale Yemen, e più precisamente nella città di Marib (abbandonata dal 1972), a solo 4 km dal celebre "Tempio della Luna" dedicato alla divinità sabea Almaqah. Nella stessa zona nel 1952 fu rinvenuto un altro edificio sacro, molto meglio conservato ma completamente insabbiato (gli scavi furono abbandonati per problemi con le popolazioni locali per continuare solo in seguito), è il tempio Mahran Bilquis (otto colonne). Gli archeologi ne scoprirono l’entrata e la sagoma di una grande struttura che probabilmente aveva nell’antichità un tetto piatto di bronzo, il tempio aveva la forma di un’enorme ellisse di 117 metri di larghezza.
Ma'rib: Arsh Bilqish, Tempio della Luna
Dovunque vivesse e chiunque fosse la regina di Saba resta il suo incredibile impatto nella immaginario e nella simbologia religiosa cristiana.
Alla base della rilettura in chiave cristiana della storia della visita della regina di Saba a Salomone c'erano indubbiamente le parole del vangelo:
«La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la parola di Salomone; ed ecco, ora qui c'è più di Salomone!» (Matteo 12,42).
Fu così che essa divenne un simbolo cristiano. È evidente che la regina sabea, che scopre la sapienza d'Israele e che pronunzia una sua professione di fede:
«Sia benedetto il Signore tuo Dio.... nel suo amore eterno per Israele, ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia» (Re 10,9),
diventa il simbolo della convertita. Agli occhi dell'antico ebreo essa supera i due limiti che l'allontanano dalla salvezza, l'essere donna e l'essere straniera. Agli occhi cristiani diventa l'emblema della ricerca universale della verità e della luce. E' per questo che l'iconografia cristiana ha spesso associato la regina di Saba alla visita dei Magi.

La regina di Saba è da sempre anche motivo di grande ispirazione per diverse opere pittoriche, musicali e letterarie. Se escludiamo Romeo e Giulietta e la leggenda medievale di Tristano e Isotta, poche altre love story hanno, nel corso della Storia, ispirato così tante opere e rivisitazioni come quella che ha intrecciato i destini di re Salomone e della mitica Bilquis- Makeda.
Il famoso scrittore francese Gustave Flaubert inserirà nella sua opera "La tentazione di Sant'Antonio", composta tra il 1847 e il 1849, proprio la regina di Saba facendone un fantasma erotico che tenta di sedurre il santo asceta. L'opera di Flaubert fu poi fonte di ispirazione per l'omonimo quadro di Salvador D'Alì.

Come non ricordare gli stupendi affreschi che Piero della Francesca tra il 1452 e il 1466 dipinse nella Cappella maggiore della chiesa di San Francesco ad Arezzo, ove elementi biblici e leggendari della vicenda della regina di Saba sono inseriti nel ciclo della Leggenda della croce, ispirata alla Leggenda aurea di Jacopo da Varagine?
Particolare dell’incontro della regina di Saba con Salomone, affresco di Piero della Francesca, Arezzo.
Gabriele D'Annunzio, chiamava questo grandioso ciclo pittorico «il giardino di Piero».
Decisamente più profano il pittore Paul Cézanne (1839-1906) che farà della regina un simbolo della femminilità nuda e tentatrice in un dipinto intitolato appunto "Tentazione di sant'Antonio", conservato al museo d'Orsay di Parigi.
Cezanne: Tentazioni di S. Antonio
Nell'ambito della musica tra i tanti si possono menzionare Handel con il suo "Salomon" e Ottorino Respighi col balletto "Belkis, Regina di Saba".

Insomma la Regina di Saba è stata una di quelle donne che, in un lontanissimo passato storico e biblico, ha lasciato un segno profondo, quasi mistico, pur avvolto comunque nel mistero della polvere di millenni.

Fonti::