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sabato 7 maggio 2011

L'ALBERO (di R. Parisot)

 Il Melo nel Giardino

Se nel pensiero mitico l’albero è di per sé un’immagine del mondo, esso e anche, senza che ciò comporti alcuna contraddizione, un frammento di una più ampia immagine del mondo: quella tramandata dalla maggior parte delle mitologie. Pierre Gordon ha infatti dimostrato che la rappresentazione del mondo elaborata dagli antichi corrispondeva a un modello tradizionale universalmente diffuso, tuttora presente in molte religioni. Si tratta di una sorta di archetipo, sempre composto dagli stessi elementi, del paesaggio originario - quello in cui avvenivano le cerimonie iniziatiche -, archetipo che gli studi comparativi hanno permesso di ricostruire, e di cui Pierre Gordon ha cosi riassunto i tratti essenziali:
“La Montagna, con gli Inferi racchiusi nelle sue viscere, la luce raggiante o fuoco-luce che brilla nel “cielo” al di sopra della sua cima, l’acqua della vita che sgorga da una roccia o da un albero divino, scorrendo lungo i suoi fianchi nelle quattro direzioni dello spazio, fu, come vedremo, il vero e proprio nucleo delle antiche cosmogonie”.
E’ sempre in tale scenario che vedremo situarsi l’albero simbolico. Si è già visto in Ezechiele che Dio aveva piantato il cedro, simbolo del suo popolo, “sul monte più alto di Israele”. E l’albero appariva sempre associato a tutti, o a una parte, dei seguenti elementi: una sorgente, una fonte o un pozzo, da cui sgorga o proviene un’acqua “che spegne ogni sete”; una pietra o una roccia, cioè un rudimentale altare, in cui arde un fuoco divino; una grotta o una caverna nelle viscere della montagna, raffigurante gli Inferi, in cui affondano le radici dell’albero. In cima a questo, un uccello, un’aquila o una colomba, dal chiaro simbolismo solare, e ai suoi piedi un serpente o un drago, posti a guardia dei frutti.
Infine occorre notare, come fa Eliade, l’eloquente presenza accanto all’albero sacro, tra i frutti e il serpente, della “Grande Dea nuda”. L’insieme costituisce uno spazio sacro, il miglior esempio del quale è forse il giardino dell’Eden, con Eva nel ruolo della Grande Dea.
Pierre Gordon ha dimostrato, inoltre, che l’albero presente in quest’immagine del mondo è, in genere, un melo, ossia un albero il cui frutto, il pomum, è “buono da mangiare”. Sul monte Meru, ad esempio, l’albero cosmico e il “melo-rosa” ojambu, cioè - spiega egli:
 “l’albero il cui frutto (bu) è da mangiare (jam), in altre parole, che è buono da mangiare”.
In Scandinavia “la dea della vita immortale”, Idhuna o Idhun, era associata a un melo. In Grecia Apollo era in stretta relazione con il melo, e la mela era il premio dei giochi pitici. Il nome stesso di Apollo richiama quello di Avalon, la celebre “Isola dei Meli” delle leggende celtiche, e questa Insula Pomorum ha il suo omologo nella Jambudvipa indiana. In Asia infine il bodhisattva della compassione, il “grande liberatore” del buddhismo, equivalente dell’Apollo ellenico, è in rapporto con un “luogo delle mele” eminentemente sacro, e il suo nome, Avalokiteshvara, contiene anch’esso — osserva Pierre Gordon — “il termine celtico che designa la mela”.
Il melo, o l’albero delle mele, sembra quindi essere proprio il sacro Albero originale, l’Albero cosmico per eccellenza, e anche il suo frutto, il Pomo dorato di tanti scenari mitici, si configura come il Frutto per eccellenza, che costituisce la ricompensa degli eroi trionfanti.
Il giardino dell’Eden — con i suoi alberi e i suoi fiumi, con Eva, la mela e il serpente — e il giardino delle Esperidi — con le sue mele d’oro, la sua triade di donne divine e il suo terribile drago, destinato a uccidere Eracle — illustrano chiaramente il punto di vista di Gordon sull’immagine del mondo e le iniziazioni.
Dal canto suo Jacques Brosse, in Mitologia degli alberi accostando il ruolo di “portatori del mondo”, svolto da Eracle e Atlante, al tema dell’albero cosmico che sostiene la volta celeste, conclude, e a ragione, che il melo delle Esperidi è uno di questi alberi. Quanto al complesso formato dall’albero sulla montagna, la grotta, l’altare e la fonte, la donna, il serpente e l’uccello, esso è a un tempo immagine del mondo, modello cosmogonico e luogo delle iniziazioni.
La lotta contro il serpente o contro il drago, che segnava la fine delle prove rituali, permetteva all’eroe vittorioso di ricevere dalle mani della Donna la Mela d’oro, che, come ha potuto stabilire Gordon, era al tempo stesso un frutto della vita e un frutto nuziale.
Siamo quindi di fronte alla matrice di tanti miti sorti attorno ai riti iniziatici, dei quali lo scenario della Genesi, con Adamo ed Eva, la mela e il serpente, e una versione fortemente rimaneggiata dal clero. In tutti questi miti l’albero sacro, il Melo che dona il frutto dell’immortalità, se è sempre l’Albero del Mondo, si configura però anche come l’Albero della Vita, svelando cosi la correlazione di senso esistente tra i due simboli, senza peraltro esaurire tutte le valenze de1l’Albero. E quanto dice giustamente Gordon al termine del suo saggio:
 “Vi sarebbero ancora molti aspetti da esaminare in rapporto al ruolo dell’albero divino nella creazione del cosmo e dell’uomo, e alla sua evoluzione in pilastro cosmico o palo sacro. L’albero come via che conduce al cielo e come serbatoio di vita eterna meriterebbero anch’essi uno studio a sé”.

Fonte: Roger Parisot – L’albero – Età dell’Acquario – 2008 – pp. 21-23