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sabato 7 maggio 2011

Newton e l'Apocalisse: il metodo scientifico applicato alla teologia (di Gandolfo Dominici)

La fama del genio scientifico di Isaac Newton ha offuscato, fino a farla scomparire del tutto, un' altra immagine del grande inglese. L'ha nascosta fino al punto che, in notissimi dizionari, si puo' leggere un' ampia voce "Newton" senza trovare neppure un accenno ai suoi scritti religiosi.
In effetti, sono stati giudicati alla stregua di un passatempo senile, tanto che vennero sempre ignorati e anche apertamente rifiutati.
Nel corso dei secoli sono stati pubblicati solo pochissimi frammenti tratti da una massa ingente di manoscritti.
All'epoca di Newton religione e scienza facevano parte dell’unica grande famiglia del “sapere”, non essendoci, infatti, confini nettamente distinti. Questo è probabilmente il motivo per il quale Newton applica lo stesso metodo ad entrambi i campi d’indagine.

Qual e' il valore degli scritti religiosi newtoniani?
Sono davvero cosi' marginali nel complesso della sua opera, malgrado le imponenti dimensioni?

Se ne può fare una lettura in rapporto al metodo seguito nelle opere scientifiche, ma i teologi non si occupano di Newton e l' importanza teologica dei suoi scritti religiosi non viene vista.
Una difficoltà ulteriore e' sempre stata causata dal carattere eretico della fede cristiana, protestante, professata dallo scienziato, il quale non si limitava a identificare la mostruosa Bestia anticristica con la Chiesa (responsabile della grande apostasia di cui parla l’Apocalisse ) el'Anticristo con il Papa, ma negava la Trinità divina: seguace, in questo, dell' antico eresiarca Ario.
Newton era convinto che le credenze religiose, come quelle scientifiche, stessero cambiando e che sarebbe venuto un tempo in cui le dottrine trinitarie sarebbero state considerate antiquate e primitive. Per Newton Gesù' non e' che un uomo, per quanto degno di essere innalzato accanto a Dio. Cristo è il salvatore e il protagonista del secondo avvento. Ma non è il Re, il Signore. Già gli ebrei erano caduti nell’errore di confondere il Messia con il Re. C’e un Regno, e uno solo, e dunque un solo Re. Il viceré può occupare il posto del re, ma non per questo i regni saranno due. Newton svilupperà questo argomento con un’analogia tratta dal mondo della natura, in specie da quella forza di gravità, la cui piena comprensione esigeva la presenza di una forza spirituale e non meccanica nell’universo.

Immaginiamo che ci siano tre corpi a, b, c , disposti uno sull’altro. Solo il corpo a é grave, e in forza della sua gravità preme sui corpi b e c, i quali all’origine erano privi di gravità. Ora anch’essi gravitano verso il basso come il corpo a. La forza sarà in a, in b e in c, tuttavia non ci saranno tre forze, ma una sola che verrà comunicata e trasmessa ad a b e c. Allo stesso modo, la divinità del Padre si trasmette al Figlio e in specie alla salvezza della Chiesa.
Newton concepiva inoltre uno sviluppo nel tempo della verità religiosa, e negava quindi la sua fissazione nel dogma. Dopo aver introdotto la distinzione tra tempo, spazio, luogo e moto assoluti e relativi, Newton afferma:
“Dunque fanno violenza alle Sacre Scritture, quelli che vi considerano queste parole [l’affermazione del moto relativo del Sole come obiezione al sistema copernicano] nel senso delle quantità misurate [assolute]. Cosi pure, contaminano la matematica e la filosofia coloro che confondono le vere quantità con le loro relazioni e misure comuni”.
Non è un caso che la matematica e la filosofia siano poste sullo stesso piano delle Sacre Scritture.
L' aspetto più sorprendente del Trattato sull' Apocalisse sta nell'applicazione del "metodo scientifico" all'interpretazione delle profezie contenute nel libro rivelato.
Per Newton metodo deve garantire la certezza della conoscenza al più alto grado. Ogni deviazione dalla certezza diviene una violenza alla verità, una “lotta contro Dio”.
L’attenzione di Newton per l’Apocalisse risale agli anni giovanili: il suo interesse per la letteratura profetica ebbe certamente origine dall’ambiente culturale di Cambridge, dove aveva insegnato Joseph Mede, autore di una Clavis apocalyptica, ampiamente utilizzata da Newton. Pare che il periodo più intenso della sua ricerca religiosa sia determinato da un momentaneo abbandono delle questioni scientifiche, dovuto probabilmente alle polemiche che seguono la pubblicazione, nel 1672, della teoria dei colori. La vicenda affligge profondamente lo studioso, che preso da una crisi spirituale, cerca rifugio nella fede e scrive numerose pagine di teologia biblica.

A partire dalla sua morte i manoscritti teologici di Newton intraprendono un percorso tortuoso. Inizialmente vengono custoditi dalla Royal Society, di cui Newton è presidente dal 1703 fino alla morte
avvenuta il 20 marzo del 1727. La società, dopo averli esaminati accuratamente, respinge l’idea di acquistarli e decide di restituirli alla famiglia consigliando di non mostrarli a nessuno; alcuni dei vari
discendenti di Newton, i Conti di Portsmouth, tentano di analizzare gli scritti, ma, scandalizzati dagli argomenti, accantonano l’impresa.
Nel 1872 vengono affidati all’Università di Cambridge, dove una commissione esaminò il contenuto, pubblicando "A Catalogue of Portsmouth Collection of Books and Paper written or belonging to Sir Isaac Newton, London 1888". L’università, però, acquisisce soltanto gli scritti scientifici e restituisce il resto, che viene rifiutato anche dal British Museum.
Nel 1936 i testi rimanenti di carattere religioso vengono venduti all’asta all’arabista A. S. Yahuda, il quale li porta con sé in America, tentando inutilmente di rivenderli a qualche università.
Alla sua morte vengono ereditati dalla Biblioteca Universitaria di Gerusalemme.

Pochi frammenti di questo immenso lavoro del filosofo inglese sono stati pubblicati. La pubblicazione dell’opera di Newton era stata per lungo tempo considerata inopportuna perché ritenuta scandalosa e tutti i discendenti del sommo scienziato desideravano solo liberarsene, così da non correre rischi e non metterne a repentaglio la reputazione.
L’originalità di Newton è iscritta nella posizione metafisica illustrata nel De gravitatione: un Dio onnipresente nello spazio e nel tempo diviene l’oggetto esclusivo della conoscenza sia del mondo sia della storia che assume dunque un valore sacro.
Per il razionalismo newtoniano:
"Le Scritture integrano e correggono la filosofia. Per quanto appaia impossibile o sorprendente, dobbiamo inserire nel particolare metodo logico della scienza newtoniana il ricorso alle Scritture come uno strumento di dimostrazione o di certificazione o di rimozione del dubbio filosofico".
Newton propone l'interpretazione delle profezie a tutti gli uomini e non soltanto ai dotti, ben consapevole della novità e dell’importanza etica della sua proposta.
Non e un caso che i corruttori della religione, per Newton, siano anche i corruttori della filosofia: i dotti, i sapienti del mondo, che inventarono la metafisica separata dalla fisica, i greci, Platone e i platonici, Aristotele e gli scolastici, i cabalisti, corruppero a un tempo la filosofia e la religione perché influenzati dalle loro stesse immaginazioni.

L’avversione, ben nota, di Newton per le ipotesi ha dunque una duplice radice: religiosa e scientifica.
La chiarezza e la certezza delle dimostrazioni geometriche, contraddistingue ogni verità: ecco perché anche l’uomo comune, essendo dotato di ragione, può attingere allo stesso modo alla certezza delle Scritture e a una dimostrazione di Euclide. Dio ha dato le profezie per distinguere i buoni dai malvagi, non i dotti dagli indotti.
“Dio, che propose questa profezia soprattutto per amor loro [il popolo basso], è in grado di renderla comprensibile al loro intelletto. Ed è dono di Dio e non di saggezza umana tanto comprenderla quanto crederla”.
Per Newton gli ebrei furono severamente puniti, con la schiavitù da parte dei romani e soprattutto con l’eterna dannazione, per non aver compreso la profezia più difficile riguardante la venuta di Cristo.
Lo stesso avverrà ai cristiani, se non esamineranno le profezie concernenti l’Anticristo e la seconda venuta del Salvatore.
Non fu dunque l’amore per il linguaggio criptico e allusivo ad attrarlo verso le oscure opere degli alchimisti, ma la convinzione che essi nascondevano una pura e semplice verità, che poteva essere riscoperta togliendo le incrostazioni dei linguaggi che la velavano.
Come gli esperimenti, il linguaggio figurato denota inequivocabilmente i propri oggetti: il sole significa il magistrato supremo, la luna quello successivo in dignità e le stelle gli altri dignitari in proporzione alla loro grandezza. L’armonia dei numeri ha la medesima giustificazione: i numeri indicano il modo più naturale di riferirsi alle parti dello spazio e del tempo.
Cosi il numero della Bestia, che è 666, denota un regno che dura per le prime sei trombe, sei fiale e sei tuoni. E’ notevole che Newton non trovi alcun’altra ragione per l’introduzione dei tuoni, tranne quella di completare l’armonia numerica La numerologia fa dunque parte del linguaggio figurato.
Come la numerologia, anche il significato immediato dei sogni può essere considerato parte della saggezza comune e popolare, a sua volta corrispondente a quella degli antichi popoli.

Newton trova nella concordanza di tutte queste tradizioni l’indicazione sufficiente della loro certezza e universalità, tanto che attribuisce alla saggezza provvidenziale di Dio il ricorso a questo tipo di linguaggio.
Con queste premesse, l’apparato interpretativo di Newton opera come un rasoio. Seguendo le sue regole, le proposizioni in cui viene stesa la profezia costituiscono una semplificazione del testo sacro.
La profezia si riduce alla ripetizione di un medesimo messaggio: la seconda venuta di Cristo è necessaria perché la sua prima venuta è stata del tutto tradita. La Bestia ha sopraffatto la vera Chiesa, che è spirituale, assimilandosi lentamente con il mondo pagano (la Bestia con dieci corna); ne è sorta la grande apostasia (la Bestia con due corna) che ha raggiunto un regno universale (certamente la Chiesa cattolica, ma per estensione anche tutte le altre Chiese riformate); la Meretrice e il falso Profeta, due diverse figure della Bestia, sottolineano il successo del Dragone (Satana) che le diede potere, trono e autorità.
Il mistero scritto sulla fronte della Meretrice è probabilmente la Trinità, cioè il peccato dei peccati consumato da Attanasio e dai suoi seguaci contro Ario, reintroducendo il politeismo nel Cristianesimo.
Cristo, come i profeti ebrei prima di lui, non era venuto per istituire una nuova religione, ma per riportarla all’antica purezza. La sua seconda venuta ne vedrà la completa vittoria, in seguito alla quale salirà al Cielo, sedendosi alla destra di Dio, il massimo onore che si possa tributare a un uomo.

Recentemente nel 2007, una lettera di Newton, esposta a Gerusalemme, sembra asserire, con precisione scientifica, che la fine del mondo sia fissata per la data nell'Annus Domini 2060.
La lettera è la “Yahuda MS 7” datata 1704. Il mondo dovrebbe scomparire esattamente 1260
anni dopo la fondazione del Sacro Romano Impero d'Occidente. Il calcolo si basa sulla durata presunta della corruzione della Chiesa, calcolata a partire dall'inizio del potere temporale del papa che, nell'800
d.C. incorona Carlo Magno Imperatore del Sacro Romano Impero e, per un periodo indicato dal profetaDaniele in 7-25 e 12-7, dove si legge:
“per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo, e quando la forza del popolo santo sarà interamente infranta, allora tutte queste cose si compiranno".
Da tali parole Newton estrasse la cifra 1260.
La data della fine del mondo non era stata indicata negli altri scritti profetici di Newton per via della sua idea che anticipare il futuro ci avrebbe consentito di evitare errori, guerre e disastri. Che la profezia avrebbe salvato il bene, insomma, almeno fino all'ultimo giorno, per cui non era opportuno mai, arrivare a fissare un anno preciso. Pochi anni prima di morire, però Newton si convinse che la data poteva essere ricostruita con esattezza a partire dalle parole del profeta Daniele.
Informazioni di diretta provenienza divina - almeno secondo Newton che dovevano pertanto essere rese note. Lo scienziato scrisse la data del 2060, nella lettera che oggi viene mostrata a curiosi ed esperti.
Un testo che solo dal 2007 è possibile vedere e leggere coi propri occhi e che se aggiunge alle tante profezie sulla fine del mondo.

Fonti:
-I. Newton (a cura di M. Mamiani) -Trattato sull'Apocalisse - Bollati Boringhieri - 1994
IL_600/IL_SEGRETO_di_NEWTON.pdf