Da Considerazioni sull’iniziazione - p. 29-33
CAPITOLO IV
SULLE CONDIZIONI DELL'INIZIAZIONE
Possiamo ora riprendere la questione delle condizioni dell'iniziazione, e diremo in primo luogo, sebbene la cosa possa sembrare andare da sé, che la prima di tali condizioni é una certa attitudine o disposizione naturale, senza la quale ogni sforzo sarebbe vano, poiché l'individuo non può evidentemente sviluppare che quelle possibilità che porta in sé fin dall'origine; tale attitudine, che fa il cosiddetto «iniziabile», costituisce appunto la «qualificazione» richiesta da tutte le tradizioni iniziatiche.
Questa condizione è del resto la sola che sia in un certo senso comune all'iniziazione e al misticismo, poiché é evidente che anche il mistico deve avere una disposizione naturale speciale, sebbene interamente differente da quella dell'«iniziabile», ed anzi per certi lati opposta; ma, se per il mistico questa condizione é ugualmente necessaria, é per di più sufficiente; non ve n'è bisogno di un'altra, e le circostanze fanno tutto il resto, facendo passare a proprio modo dalla «potenza» all'«atto» tale o tal'altra possibilità che comporta la disposizione di cui si tratta.
Ciò risulta direttamente da questo carattere di «passività» di cui abbiamo parlato; non può infatti in un caso simile trattarsi di uno sforzo o di un lavoro personale, che il mistico non dovrà mai effettuare e da cui dovrà anche guardarsi accuratamente come da qualche cosa in opposizione con la sua «via», mentre, in riguardo all'iniziazione, e in ragione del suo carattere «attivo», un tale lavoro costituisce un'altra condizione non meno strettamente necessaria della prima, e senza la quale il passaggio dalla «potenza» all'«atto», che é propriamente la «realizzazione»; non può compiersi in alcun modo.
Ma non é tutto: non abbiamo fatto in tale maniera insomma che sviluppare la distinzione, posta da noi fin dall'inizio, dell'«attività» iniziatica e della «passività» mistica, per ricavarne questa conseguenza che per l'iniziazione vi è una condizione che non esiste, nè può esistere, per il misticismo; ma vi è un'altra condizione, non meno necessaria e non ancora considerata, che si pone in Qualche modo fra quelle di cui abbiamo parlato. Tale condizione, su cui bisogna insistere maggiormente, essendo gli Occidentali in generale abbastanza portati ad ignorarla o a disconoscerne l'importanza, è in verità anche la più caratteristica di tutte, ed è quella che permette di definire l'iniziazione senza più equivoci possibili, e di non confonderla con qualsiasi altra cosa; in tal modo, questo caso dell'iniziazione é molto meglio delimitato di quello del misticismo, per il quale non vi è nulla di simile. È spesso molto difficile, se non del tutto impossibile, distinguere il falso misticismo dal vero; il mistico é per definizione stessa un isolato e un «irregolare», e talvolta non sa egli stesso che cosa sia veramente; e, per il fatto che non si tratta per lui di conoscenza allo stato puro, poiché nel mistico anche ciò che è conoscenza reale é sempre destinato a frammischiarsi con sentimento e immaginazione, la questione è ancora lungi dal semplificarsi; in tutti i modi, vi è qualche cosa che sfugge ad ogni controllo, il che si può esprimere dicendo che per il mistico non vi è alcun a mezzo di riconoscimento. Diremo anche che il mistico non ha "genealogia", che è tale soltanto per una specie di «generazione spontanea», e pensiamo che queste espressioni siano facili a comprendersi senza ulteriori spiegazioni; ed allora, come si oserebbe affermare senza alcun dubbio che l'uno sia autenticamente mistico e l'altro no, quando poi tutte le apparenze possono essere sensibilmente le stesse?
Invece, le contraffazioni dell'iniziazione possono essere sempre denunziate infallibilmente per l'assenza della condizione cui abbiamo fatto allusione; questa condizione non è altro che il collegamento ad una organizzazione tradizionale regolare. Vi sono certi ignoranti i quali s'immaginano che ci «s'inizii» da sé, il che é in qualche modo una contraddizione nei termini; dimenticando, seppur l'hanno mai saputo, che la parola ìnitium significa «entrata» o «principio», essi confondono il fatto stesso dell'iniziazione, intesa nel senso strettamente etimologico, col lavoro da compiersi ulteriormente affinché questa iniziazione, da virtuale nel primo momento, divenga più omeno completamente effettiva.
L'iniziazione, compresa in tal modo, é ciò che tutte le tradizioni s'accordano nel designare come la«seconda nascita»; come un essere potrebbe agire da se stesso prima ancora di essere nato?
Ben sappiamo che cosa si potrebbe obbiettare: se l'essere è veramente «qualificato», porta già in sé le possibilità che si tratta di sviluppare; perché, se é in tal modo, non può egli realizzarle col proprio sforzo, senza alcun intervento esteriore? Effettivamente, si tratta di una cosa che è lecito considerare teoricamente, a condizione di concepirla nel caso di un uomo «due volte nato» fin dal primo momento della sua esistenza individuale; ma, se non vi é in ciò impossibilità di principio, vi é nondimeno una impossibilità di fatto, nel senso che é contrario all'ordine stabilito per il nostro mondo, almeno nelle sue condizioni attuali. Non siamo più all'epoca primordiale, quando tutti gli uomini possedevano normalmente e spontaneamente uno stato che oggi dipende da un alto grado d'iniziazione; d'altronde, in vero la parola stessa iniziazione, in una tale epoca, non poteva aver senso.
Siamo nel Kali-Yuga, vale a dire in un tempo in cui la conoscenza spirituale è divenuta nascosta, ed in cui soltanto qualcuno può ancora raggiungerla, purché si ponga nelle condizioni volute per ottenerla; ora, una delle condizioni é precisamente quella di cui parliamo, come un'altra condizione é uno sforzo di cui gli uomini delle prime epoche non avevano nemmeno bisogno, poiché lo sviluppo spirituale si compiva in essi tanto naturalmente quanto lo sviluppo corporeo.
Si tratta dunque di una condizione la cui necessità si impone in conformità alle leggi che reggono il nostro mondo attuale; per meglio farlo capire, possiamo ricorrere ad una analogia: tutti gli esseri che si sviluppano durante un ciclo sono contenuti fin dal principio, allo stato di germi sottili, nell'« Uovo del Mondo »; ed allora, perchè non nascerebbero allo stato corporeo da se stessi e senza genitori? Non si tratta nemmeno di una impossibilità assoluta, e si può concepire un mondo in cui potrebbe essere in tal modo, ma di fatto questo mondo non é il nostro. Facciamo naturalmente riserva sulla questione delle anomalie; é possibile che vi siano casi eccezionali di «generazione spontanea», e nell'ordine spirituale noi stessi abbiamo applicato in precedenza questa espressione al caso del mistico; ma abbiamo anche aggiunto che quest'ultimo é un «irregolare», mentre l'iniziazione è essenzialmente «regolare», e non ha nulla da vedere con le anomalie.
Bisognerebbe pure sapere esattamente fin dove queste possano spingersi; infatti, debbono anch'esse rientrare in definitiva in qualche legge, poiché tutte le cose non possono esistere che come elementi dell'ordine totale e universale. Tale considerazione, se si volesse ben riflettere, potrebbe bastare a far pensare come gli stati realizzati dal mistico non siano precisamente gli stessi di quelli dell'iniziato; se la loro realizzazione non é sottomessa alle stesse leggi, è perché si tratta effettivamente di ben altro; possiamo ora mettere interamente da parte il caso del misticismo, su cui abbiamo sufficientemente insistito per quello che ci proponevamo di stabilire, e considereremo esclusivamente l'iniziazione.
Ci resta infatti da precisare il collegamento ad una organizzazione tradizionale, che non può, ben'inteso, dispensare in alcun modo dal lavoro interiore che ognuno deve compiere da se stesso, ma che é richiesto come condizione preliminare perché questo lavoro stesso possa effettivamente dare i suoi frutti. Bisogna capire fin da ora quanto segue: coloro che sono stati costituiti depositari della conoscenza iniziatica non possono comunicarla in una maniera più o meno paragonabile a quella di un professore che nell'insegnamento profano comunica ai suoi allievi formule attinte dai libri, formule che essi dovranno soltanto immagazzinare nella loro memoria; si tratta qui di una cosa che, nella sua essenza stessa, é propriamente «incomunicabile», poiché sono stati da realizzare interiormente. Si possono insegnare in vero soltanto certi metodi preparatori per ottenere questi stati; a tal riguardo, dal di fuori, non può essere fornito insomma che un aiuto, un appoggio per facilitare grandemente il lavoro da compiersi, ed anche un controllo per allontanare gli ostacoli ed i pericoli che possono presentarsi; ed é ben lungi dall'essere trascurabile; colui che ne fosse privato rischierebbe di finire in uno scacco, il che però non giustificherebbe interamente quel che abbiamo detto parlando di una condizione necessaria. Ammesso quanto precede, non é ciò che avevamo in vista, almeno in modo immediato; tutto questo non interviene che secondariamente ed in certo modo a titolo di conseguenza, dopo l'iniziazione intesa nel suo più stretto significato da noi indicato prima, e quando si tratta di sviluppare effettivamente la virtualità che essa costituisce; ma altresì é necessario, in primo luogo, che questa virtualità preesista. E' dunque in un modo diverso che dev'essere intesa la trasmissione iniziatica propriamente detta, e non sapremmo meglio caratterizzarla che dicendola essenzialmente la trasmissione di una influenza spirituale; ritorneremo ancora più ampiamente sull'argomento, ma per il momento ci limiteremo a determinare più esattamente la parte che rappresenta questa influenza, fra l'attitudine naturale preliminarmente inerente all'individuo e il lavoro di realizzazione che compirà in seguito.
Altrove abbiamo fatto rilevare che le fasi dell'iniziazione, al pari di quelle della «Grande Opera» ermetica, la quale non é in fondo che una delle sue espressioni simboliche, riproducono quelle del processo cosmogonico; una tale analogia, basantesi direttamente su quella del «microcosmo» e del «macrocosmo», permette meglio di ogni altra considerazione di chiarire la questione di cui presentemente si tratta. Infatti, si può dire che le attitudini o possibilità incluse nella natura individuale non siano in un primo momento in se stesse che una materia prima, vale a dire una pura potenzialità, in cui non v'é niente di sviluppato o di differenziato; é quindi lo stato caotico e tenebroso, che il simbolismo iniziatico fa corrispondere precisamente al mondo profano, e nel quale si trova l'essere non ancora pervenuto alla «seconda nascita». Perchè questo caos possa cominciare a prendere forma e ad organizzarsi, è necessario che gli sia comunicata una vibrazione iniziale dalle potenze spirituali che la Genesi ebraica designa come gli Elohim; questa vibrazione é ilFiat Lux che illumina il caos, e che é il punto di partenza necessario per tutti gli sviluppi ulteriori; dal punto di vista iniziatico, questa illuminazione é precisamente costituita dalla trasmissione dell'influenza spirituale di cui abbiamo parlato.
Così, in virtù di questa influenza, le possibilità spirituali dell'essere non sono più la semplice potenzialità che erano prima; esse sono diventate una virtualità pronta a svilupparsi in atto nei diversi stadii della realizzazione iniziatica. Riassumiamo quanto precede dicendo che l'iniziazione implica tre condizioni che si presentano in modo successivo, e che si potrebbero far corrispondere rispettivamente ai tre termini di «potenzialità», di «virtualità» e di «attualità»:
1) la «qualificazione», costituita da certe possibilità inerenti alla natura propria dell'individuo, e che sono la materia prima su cui il lavoro iniziatico dovrà effettuarsi;
2) la trasmissione, per il tramite di un collegamento ad una organizzazione tradizionale, di una influenza spirituale che dia all'essere la «illuminazione» che gli permetterà di ordinare e di sviluppare quelle possibilità che porta in sé;
3) il lavoro interiore per cui, con l'aiuto di « cooperanti » o di « appoggi » esteriori, se é il caso e soprattutto nei primi stadi, questo sviluppo sarà realizzato gradualmente, facendo passare l'essere, di gradino in gradino, attraverso i differenti gradi della gerarchia iniziatica, per condurlo allo scopo finale della «Liberazione» o dell'«Identità Suprema».
