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sabato 7 maggio 2011

OSIRIDE, MITRAISMO E CRISTIANESIMO = DIO SOLE


Quel che c'era di bello e di sublime nel mito del Sole venne fatto proprio dal Cristianesimo, Helios divenne Cristo.
(Carl Schneider, Geistesgeschichte)
La vita di Gesù narrata nei Vangeli coincide con gli antichi miti.

Qual è il significato della ripetizione di questa storia sacra?

Perché sorge in modo spontaneo in tutte le civiltà del mondo?

Sia la nascita da una madre vergine in seguito a una procreazione miracolosa sia la resurrezione il terzo giorno successivo alla sua morte  equivalevano ad attribuie a Gesù il Nazzareno i segni distintivi della divinità.
Nelle civiltà del Mediterraneo orientale del I sec. d.C. questi prodigi supremi erano segni propri dei numi pagani agrari e solari.
Il mito di base, che si esprime in forme diverse per ogni cultura, consiste nel dramma del giovane dio che muore nel pieno della sua vita per rigenerare la natura con il suo sangue, ma rinasce con il grano nuovo della primavera per trasformarsi nel "Signore dei vivi e dei morti" e nel "Salvatore dell'Umanità".
In Egitto questo dio è Osiride, in Persia è Mitra, in Asia Minore è Attis, in Grecia è Dioniso.
Non si tratta solamente di un mito fondamentale del Mediterraneo, ma riveste un carattere universale

La Eliolatria, cioè l'adorazione del Sole, cui si rifà il culto mitraico, occupa una posizione di grandissimo rilievo nella storia delle religioni. Già gli antichi Persiani invocavano l'astro diurno, e da un'epoca più tarda, tuttavia ancora nell'Avesta, il Sacro Libro composto fra il V e il VI secolo a.C., ci è stata tramandata la seguente invocazione di Zarathustra al Sole:
"La possente, la regale aura dell'etra solare, ricca di promesse,quella che è stata creata da Dio, veneriamo in preghiera,colei che trascorrerà sul più vittorioso dei Redentori, e gli altri,i suoi apostoli, che il mondo sospinge,cui fa superare vecchiaia e morte, dissoluzione e corruzione,che soccorre alla vita eterna, all'eterno guadagno, alla libera volontà.Quando i morti risorgeranno,quando il vivente trionfatore della morte sopraggiungee con la volontà il mondo innanzi viene sospinto."
( A. Schütze).
In Egitto, lo sposo della bella e intelligente Nefertiti, il re Amenofis IV (1375-1358), grande riformatore religioso, tentò di introdurre l'adorazione del Sole come unica forma di culto.
«Tu sei la vita medesima»,
pregava il re rivolto alla divinità solare.
Anche Mosè coltivava stretti rapporti col dio del Sole. Il suo monoteismo, come mostraSigmund Freud nell'opera Mosè e la religione monoteistica, era uguale al culto solare di Amenofis IV .
Al dio del Sole di Babilonia un Inno in caratteri cuneiformi risalente ad età prebiblica attribuisce tutte le qualità, che in seguito formeranno nella Bibbia l'oggetto dell'esaltazione di Dio.
Molte le similitudini con la religione egiziana:
- la Maddalena, come la Iside egizia, vaga in cerca del dio morto finché non lo trova; Iside resuscita Osiride, e Cristo risorto appare alla Maddalena dandole la novella del miracolo supremo;
- la prima "Sacra Famiglia" fu egizia: Osiride, Iside e Horus; 
- l' "Immacolata Concezione" era presente in una variante del mito di Osiride in cui Horus viene messo al mondo senza ricorrere alla sessualità, e in un'altra leggenda, raccolta da Plutarco, si autogenera a Edfu;
- l' "Eucarestia"  era nella comunione osiridea con pane e vino;
- il  "Dio Supremo Uno e Trino";  
- la "Comunione dei fedeli" nel corpo del dio;
- il tema della "fusione mistica": Osiride si fuse in un unico essere con il Dio Padre (Ra) ed è il primo Salvatore degli uomini.

Dall'Egitto tramite Mosè al vicino Israele il passo è breve. Il profeta Isaia pensa non a Yahvè, ma al dio del Sole, quando scrive:
«Vedi come la tenebra copre la terra e il buio avvolge i popoli; ma sorge su di te il Signore, e la sua magnificenza appare in te. I popoli camminano nella tua luce, e i re nello splendore, che è sorto per te»
(Jes. 62.).
Tutta una serie di dèi quali Giove, Apollo e Baal ebbero gli attributi della divinità solare; nell'Impero Romano, prima con Eliogabalo, sacerdote di questa divinità ancor prima dell'ascesa al trono, e in seguito con Aureliano (270-275), la cui madre era sacerdotessa del Sole, questo dio fu venerato come Summus Deus. Numerosi numi agrari e solari che
seguono lo stesso modello: Adone (Siria), Bacco (Italia), Prometeo (Grecia), Orfeo-Zagreo nei culti misterici e così via.

Anche molti cristiani adoravano il Sole. Nel 354 o 355 il vescovo Pegasio confessò al principe Giuliano di pregare segretamente il Sole. E ancora nel V secolo c'erano fedeli cristiani che si prosternavano davanti all'astro nascente, dicendo:
«Abbi pietà di noi!»
(Leo, serm. 27, 4).
Papa Leone I dovette mettere in guardia la comunità romana da un aperto culto del Sole. E ben presto Cristo fu proclamato «l'Onniveggente», l'«Invitto» e il «Sole della giustizia», titolo proprio del dio del Sole, diventando «il vero Helios» .
Ancora nel secolo XVII l'innografo cristiano Paul Gerhardt scriveva:
«Il sol che mi sorride è il mio signor Gesù,
ciò che cantar vi fa è quel che in cielo sta».
E anche oggi la raffigurazione del Sole, l'eterna luce, si trova negli edifici sacri degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani, dopo essere stata in uso assai prima come «Eterna Luce» nei templi persiani, e quindi accolta dai pagani di Roma e di Grecia. L'adorazione del Sole è viva tutt'oggi nel Cristianesimo nelle Chiese e negli altari esposti a Oriente o nella forma solare di numerose suppellettili sacre, usate per la conservazione delle ostie. Un'eco dell'antica concezione è presente addirittura nella Messa: l'Antifona del 21 dicembre, giorno del solstizio invernale, recita:
"O Sole che sorgi
splendor d'eterna luce
e sole di giustizia,
vieni ad illuminarci,
ché siamo nella tenebra
e all'ombra della morte "
(A. Schütze, Mitra).
Queste coincidenze non possono essere spiegate come il risultato delle successive rielaborazioni di un modello originale, visto che lo troviamo anche in culture molto lontane tra loro, che non ebbero alcun contatto e che lo reinventarono autonomamente.
Tra i nativi Prenobscott degli Stati Uniti, ad esempio, è la Dea Madre che, commossa dalla fame dei suoi figli, si autosacrifica seminando le sue membra nella terra per tornare col raccolto di mais e di tabacco.
Tra i Celti esistevano riti che prevedevano il trascinamento della donna per i campi come rappresentazione del sacrificio della dea del raccolto, simbolismo di per se stesso centrale nel mito di Cibele e in quello di Demetra e Persefone
Anche nella religiosità orientale, come osservò Joseph Campbell, il mito della creazione ricorre all'autosmembramento del Dio.
Campbell crede, inoltre, che in Occidente predomini il sacrificio, mentre in Oriente si preferisca l'auto-sacrificio.
Con Gesù si uniscono entrambe entrambe le varianti: Gesù non solo si assume volontariamente il supplizio della croce, ma, dato che lui è «l'agnello scannato sin dalla fondazione del mondo» secondo il Libro dell'Apocalisse di San Giovanni, la sua crocifissione è stata decisa da sempre ed equivale a un autosacrificio di Dio.
La Chiesa greco-ortodossa accoglie nella dottrina l'idea della kenosis, che concepisce la Creazione come uno svuotamento o rinuncia di Dio a se stesso.

Analizziamo ora il culto più vicino al cristianesimo: il Mitraismo.
Va premesso che non esistono scritti originali dei seguaci di Mitra: a parte le informazioni preziose involontariamente riportate da apologeti cristiani come San Gerolamo (Epistola 107) e Origene(Contro Celso) per dare contro ad essi.
La  mancanza di fonti scritte fa assumere una straordinaria importanza alla documentazione archeologica relativa a Mitra, il cui mito si ricostruisce in base alle numerose raffigurazioni rinvenute nei mitrei. I testi su cui studiosi come CumontVermaseren e Ulansey hanno basato le loro ipotesi ricostruttive sono le grotte dove avvenivano i riti, con gli altari, le
statue, talvolta gli affreschi, luoghi tuttora visitabili a Roma (mitreo di San Clemente, del Circo Massimo, delle Terme di Caracalla o di Santa Balbina, di Santa Prisca e Barberini), ad Ostia antica e in altre località laziali e campane, a Duino vicino Trieste o a Ptuj in Slovenia, l’antica Poetovio, per citare i più noti. 
Il culto del dio Mitra, di origine persiana, è documentato dal  1300 a.C. ma probabilmente molto anteriore. Esso è uno dei culti orientali che tramite il mondo ellenico si diffusero a Roma in alternativa alla religione ufficiale.
Cominciò a prendere piede a partire dalla fine del I secolo d.C. e raggiunse il periodo di massima diffusione al tempo degli imperatori Severi. Il punto di diffusione della religione di Mitra fu la Cilicia, patria di Paolo, dov'era penetrata quasi cent'anni prima di lui. Gli studiosi hanno accertato tutta una serie di corrispondenze fra la sua predicazione e i culti mitraici.
Il dio Mitra e il suo mistero, infatti, sembra siano stati introdotti nel mondo greco-romano dai pirati di Cilicia deportati da Pompeo nel 67 a.C. in Grecia. Nella penisola italica, essa si affermò alla fine del I sec. d.C., diffondendosi poi con estrema rapidità nelle province nordiche (Mesia, Dacia, Pannonia, Germania, Britannia) attraverso le guarnigioni militari che, insieme agli schiavi, furono i più attivi propagandisti di Mitra. 
Il Mitraismo occidentale si è formato da una lunga e complessa evoluzione dell'antico culto iranico e come molti altri culti di origine orientale, anch'esso aveva le caratteristiche della religione iniziatica e segreta. Questo è uno dei motivi per cui i santuari, i 'mitrei', furono sempre ricavati in ambienti sotterranei.

La sua storia si articola in diversi episodi: il dio nasce da una roccia con una fiaccola e un coltello fra le mani, con un colpo di freccia fa scaturire l'acqua da una roccia. Successivamente Mitra inizia ai propri misteri il Sole, da cui è distinto ma al tempo stesso strettamente associato, segue un patto fra le due divinità, che siedono insieme a banchetto per poi salire sul carro solare verso il cielo.
Nell'iconografia Mitra è frequentemente associato a Varuna insieme al quale personifica i due aspetti del cielo, diurno e notturno, nonché l'ordine cosmico e umano: Varuna punisce i malvagi e i trasgressori, mentre Mitra è protettore della giustizia e dei patti, del bestiame (cui garantisce buoni pascoli) e degli uomini giusti. Oltre agli aspetti celesti e solari la sua originaria personalità connessa con la giustizia assunse anche una connotazione cosmogonica e soteriologica, mirante cioè alla salvezza dell'uomo. Ma l'avvenimento centrale del rito mitraico è senza dubbio il sacrificio del toro, la cui morte promuove la vita e la fecondità dell'universo. L'iconografia di tale evento era posta sempre ad una estremità dell'antro, solitamente di forma allungata e con due lunghi banconi ai lati, in cui venivano celebrati i sacrifici rituali ed i banchetti cultuali. Oltre al dio ed al toro, nella tauroctoniaerano sempre presenti delle figure simboliche ben precise: un cane ed un serpente che
bevevano il sangue del toro, uno scorpione che lo pungeva ai testicoli, delle spighe di grano che germogliavano dalla coda dell'animale morente e un corvo.
Il loro significato è dibattuto. Una interpretazione molto diffusa lega i vari animali prima citati alla rappresentazione astronomica e astrologica del cielo e delle costellazioni, mentre l'uccisione del toro e la presenza del sole fanno pensare ad un rito segreto che alluda al meccanismo di precessione degli equinozi.
Il carattere cosmico di Mitra è sottolineato poi dalla costante presenza al suo fianco dei due dadofori, o portatori di fiaccole, Cautes e Cautopates, tipologicamete affini al dio e insieme al quale costituiscono una sorta di trinità: rappresentano infatti, nel corso della giornata, rispettivamente il sole dell'aurora, del mezzogiorno e del tramonto, mentre nel ciclo annuale alludono alla primavera, all'estate e all'autunno.

Come in tutti i misteri, anche a quello mitraico si era ammessi attraverso una iniziazione segreta e preceduta dal giuramento di non rivelare il rito. L'ingresso era riservato ai soli uomini e l'iniziato poteva gradualmente accedere ai sette gradi della gerarchia (corvo, ninfo, soldato, leone, persiano, corriere del sole, padre) attraverso prove e cerimonie delle quali sappiamo, ovviamente, molto poco. Il loro carattere doveva essere però essenzialmente simbolico ed incruento come del resto lo stesso sacrificio del toro, punto centrale della liturgia mitraica, impossibile da eseguire nella maggior parte dei mitrei a causa delle piccole dimensioni dei locali.
Secondo alcuni studiosi proprio la disciplina gerarchica dell'iniziazione, così come il carattere vittorioso del dio e il contenuto morale del mitraismo, che muove dall'antica idea persiana dell'eterno combattimento contro il male, spiegherebbe il successo incontrato dai misteri di Mitra presso l'esercito e poi anche presso gli imperatori. 
Mitra era visto dal popolo come la personificazione del Sole, discese dal cielo e si racconta che alla sua nascita fu adorato dai pastori, che gli recarono in dono le primizie dei greggi e dei frutti della terra. In seguito ascese in cielo, venne posto sul trono accanto al dio del Sole, cioè, divenne partecipe della sua onnipotenza, e infine fu parte di una Trinità. Si credeva, inoltre, che un giorno sarebbe tornato a risvelgiare e a giudicare i morti.

Oltre alle comuni origini molti altri erano gli elementi sorprendentemente somiglianti fra mitraismo e cristianesimo:
- Mitra era il demiurgo fra cielo e terra, fra dio e l'umanità: era l'Uomo-dio, il Redentore del mondo e il Salvatore;
- Era «colui che nacque dalla pietra» , come Cristo, a sua volta definito «la Pietra» , concomitanza già notata dai più antichi apologeti della Chiesa;
- come Pietro, era accostato all'immagine del gallo e delle chiavi, entrambi simboli del dio del Sole;
-  Mitra  fa scaturire l'acqua dalla roccia come il miracolo della rupe di Mosè e il miracolo della fonte di S. Pietro;
- è evidente il parallelismo tra le lustrazioni ed il battesimo;
- la comune credenza nella resurrezione dei morti e nel giudizio finale presieduto da Mitra o da Cristo;
- la celebrazione del natale del dio fissato il 25 dicembre, giorno del solstizio d'inverno, da entrambe le religioni;
-  fu assassinato dai suoi nemici che gli trapassarono il costato con una lancia; 
resuscitò al terzo giorno;
- il giorno consacrato al dio del Sole era il dies solis (ted. Sonntag; ingl. Sunday), celebrato in modo particolare nel culto di Mitra come primo giorno della settimana, e in seguito definito «il giorno del Signore» (dies dominica) dai cristiani, per i quali in origine tutti i giorni della settimana erano egualmente dedicati al Signore.
Intorno alla metà del III secolo, Origene insisteva sul fatto che per il perfetto cristiano tutti i giorni sarebbero dovuti essere giorni del Signore. E ancora nel IV secolo, nel Cristianesimo la domenica non conosceva la cessazione dell'attività
lavorativa, nemmeno nei monasteri di più stretta osservanza: la Domenica fu introdotta da Costantino con una legge del 321.

L'apogeo del mitraismo si ebbe nel II-III secolo d.C., periodo particolarmente travagliato durante il quale l'impero vacillava minato da una crisi non solo economica e militare, ma che investiva anche tutto il mondo pagano che approderà più tardi alla totale cristianizzazione. In questo periodo il mitraismo fu assunto a religione ufficiale dello stato durante il regno di Aureliano (270 - 275 d.C.); in seguito Diocleziano cercò di sostenere il culto di Mitra unendolo con la religione del "Sol invictus"nelle legioni imperiali.
In quell'epoca la religione mitraica si diffuse anche nelle classi più elevate fino ad arrivare allo stesso imperatore. Senza diventare mai religione ufficiale dello stato.
Contemporaneamente da esigenze spirituali analoghe, muoveva anche la religione cristiana, che avversò il mitraismo come il concorrente più pericoloso. Nella lotta scatenatasi tra le due comunità una prima vittoria fu conseguita dai cristiani con l'editto di Costantino del 313 d.C. , mentre la restaurazione pagana di Giuliano l'Apostata (361 - 363) permise una ripresa del culto di Mitra, segnando soprattutto una battuta d'arresto alla distruzione dei mitrei precedentemente iniziata. Con la vittoria di Teodosio su Eugenio (394 d.C.) la religione cristiana prevalse definitivamente su quella mitraica che poté resistere ancora per poco nelle zone periferiche, mentre a Roma, sopra i mitrei saccheggiati e distrutti, vennero erette chiese e basiliche.

Scrive Ernest Renan:
"se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione da qualche malattia mortale, il mondo sarebbe stato mitraico".
Nel IV sec. d.C, quando si posero le basi del Cattolicesimo a Nicea, i primi cristiani di Roma avevano familiarità con tutti questi miti e convivevano mescolandosi con i seguaci dei vari culti solari analoghi al loro.
Di fatto, il trasferimento della festa della Natività di Gesù al 25 dicembre fu operato per far coincidere in essa i tre grandi culti monoteisti stabilitisi a Roma e dedicati a Cristo, Mitra-Sol Invictus.  
Tutti i grandi padri della Chiesa primitiva conoscevano questi miti. A tale proposito, nei primi secoli della nostra era, si formarono due correnti opposte. Una, che si rifaceva a una tradizione rappresentata da San Giustino martire, sosteneva che questi miti erano parodie diaboliche ordite per proiettare dubbi sul Cristo e burlarsi del suo sacrificio. L'altra, che può contare su rappresentanti prestigiosi come Sant'Agostino, credeva si trattasse di prefigurazioni profetiche ispirate da Dio per rivelare agli uomini il carattere universale e la legittimità divina della missione di Cristo. Visto che l'irruzione di Dio nella storia, assumendo un destino terreno, era il fulcro del piano del Creatore, non c'era niente di più logico e naturale che imprimere quest'immagine nella profondità dello spirito umano, facendo in modo che si esprimesse diverse volte nei sogni, nei miti e nelle trance mistiche.
Secondo Sant'Agostino la vera religione era sempre esistita
«dall'inizio della razza umana, sino a che Cristo venne in un corpo, quando cominciò a chiamarsi cristiana, già esisteva». 
Da questa sua prospettiva, comune ad altri celebri pensatori della patristica, Osiride, come il Prometeo greco, era una profezia ispirata da Dio. E' curioso osservare come questa polemica continua a persistere ancora oggi in seno al Cattolicesimo. La Congregazione per la Dottrina della Fede  ha castigato con il regime del silenzio il sacerdote e teologo gesuita Jacques Dupuis per aver sostenuto idee in questa linea, nel suo libro Verso una teologia del pluralismo religioso, mentre il cardinale emerito di Vienna, Franz Kòning, e altri 75 teologi cattolici si affrettavano a firmare una lettera di appoggio a Dupuis.
Il problema è vecchio e obbligò, a suo tempo, Sant'Agostino a ritrattare la dottrina del "Cristo eterno".
La chiave per comprendere il motivo di questa resistenza della gerarchia cattolica ad accettare tale tesi è semplice: facendolo si rinuncia al concetto secondo il quale «non c'è salvezza al di fuori della Chiesa» e, allo stesso tempo, si riconosce che esistono altre vie, anch'esse legittimate dalla rivelazione, per accedere alla verità di Dio. 
Nel IV sec. d.C. a Nicea - quando vennero selezionati i quattro Vangeli canonici scartando tutto il resto - si attinse dalla religione universale, ma non si volle fare sapere.
Quale sarebbe infatti stato il potere della chiesa cattolica, senza la sua presunta "originalità" e la conseguente "esclusività" del potere salvifico?

Gandolfo Dominici

 Fonti: